Flat Tax, rivoluzione o scompiglio?

L'analisi di Andrea Stasolla

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Londra – Abbiamo affrontato nello scorso articolo il tema della Flat Tax, la nuova aliquota forfettaria che potrebbe essere introdotta partire dal prossimo Gennaio 2019, inizialmente per i redditi prodotti da imprese e partita iva e successivamente, dal 2020, anche per i redditi di famiglia.

Fatta questa premessa proviamo ad analizzare la questione.
La speranza dei politici dell’introduzione della flat tax è quella di stimolare la crescita e lo sviluppo economico: l’immissione del nuovo sistema comporterà in primis una riduzione della “pressione fiscale”.

Questo si traduce in un maggior potere d’acquisto per le famiglie, e le imprese potranno investire i maggiori guadagni accumulati.

La flat tax, già introdotta in diversi Paesi, ha avuto effetti diversi, quasi contrastanti.

Alcuni paesi dell’area baltica hanno riscontrato una crescita economica evidente negli ultimi anni, per altri si è rivelata un’esperienza fallimentare, tanto da decidere di abbandonarla come hanno per esempio fatto Repubblica Ceca, Slovacchia e Islanda.

IL seguente elenco mostra in elenco tutti i Paesi in cui è già presente la flat-tax e la relativa/e aliquota/e applicata/e.

Abkazia 10%
Belize 25%
Bielorussia13%
Bolivia13%
Bosnia ed Erzegovina 10%
Bulgaria 10%
Estonia 20%
Georgia 20%
Giamaica 25%
Groenlandia da 36% a 44% (variabile a seconda della municipalità)
Guernsey 20%
Guyana 33%
Jersey 20%
Kazakistan10%
Kirghizistan10%
Lettonia23%
Lituania15%
Macedonia10%
Madagascar20%
Mauritius15%
Mongolia10%
Nagorno-Karabakh5%
Ossezia del sud12%
Romania16%
Russia13%
Seychelles15%
Timor Est10%
Transnistria10%
Trinidad e Tobago25%
Turkmenistan10%
Tuvalu30%
Ungheria15%

È eloquente notare che i maggiori Paesi ad averla adottata sono i paesi dell’area baltica o dell’Asia.

Oltre alla minore pressione fiscale, secondo il Tria-pensiero, assisteremo a una diminuzione dell’evasione fiscale dove ricordiamo che l’Italia figura al primo posto in Europa, secondo i dati emersi e pubblicati nel 2017, nelle quali casse dello Stato vengono sottratti ogni 12 mesi, in media, 97 miliardi di tasse e quasi 11 miliardi di contributi previdenziali per un totale di 107 miliardi e 933 milioni.

Di fronte a questi dati imbarazzanti solo una drastica semplificazione e riduzione del carico fiscale possono incentivare il pagamento delle tasse, combinate ad un rafforzamento dei controlli.

Bisogna inoltre ammettere che l’aliquota forfettaria, almeno alla sua introduzione, porterà a una netta diminuzione delle entrate fiscali dello Stato.

Tutto ciò si potrebbe tradurre in tagli alla spesa pubblica come sovvenzionamenti , aiuti economici o eliminazione delle cosiddette “spese futili” come per esempio i contributi a fondo perduto, o tutti quei servizi pubblici già fortemente debilitati nel nostro Paese.

Pertanto sorge spontaneo chiedersi, sarà davvero una rivoluzione l’introduzione di un aliquota fissa per tutti?

Permetterà al Bel Paese di tornare ad essere un paese competitivo o tutto ciò porterà ulteriore scompiglio?

Andrea Stasolla

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