Un poderoso balzo in Borsa (+16,23%) ha salutato l’ipotesi di un accordo sempre più vicino tra Atlantia e Cdp. Ieri in mattinata gli incontri al vertice tra Fabrizio Palermo e Carlo Bertazzo — proseguiti fino alle 14 — sono stati seguiti da colloqui tra tecnici. Partiti già da qualche giorno e destinati ad andare avanti. L’impostazione è costruttiva ma non abbastanza da stringere un’ipotesi di accordo da portare già stamane, in tarda mattinata, al consiglio di Atlantia. Non è ancora arrivato il momento di tirar fuori le stilografiche per siglare lettere di intenti. Fonti vicine al dossier dicono che se tutto procederà per il verso giusto, entro sette-dieci giorni si potrebbe arrivare alla firma. Nello stesso governo sembra esserci la sensazione che un accordo si possa raggiungere in pochi giorni, con qualche sforzo in più. Mai come in questo caso il diavolo si nasconde nei dettagli.
Oggi sarà comunque una giornata- chiave: prima il consiglio straordinario — anche se fissato da tempo — di Atlantia; una manciata di ore più tardi, alle 14, l’audizione del ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, sul possibile ruolo della Cassa nella partita. In cda della quotata ci sarà un’informativa sullo stato dell’arte e si procederà sull’ipotesi di scissione di Aspi, così come era stato da tempo anticipato, senza escludere in subordine la possibilità che si proceda ad una vendita all’asta dell’intera partecipazione (l’88% della società titolare della concessione autostradale). Ma questa seconda possibilità è poco più di un’ipotesi di scuola: l’idea della scissione è considerata ormai di gran lunga prevalente.
Secondo quanto è stato possibile ricostruire, oggi lo schema che verrà adottato segnerà solo il percorso (la scissione) senza entrare nel merito dei dettagli. Cioè scorporo del 70% di Aspi, quotazione, successivo aumento di capitale riservato a Cdp (e ad altri investitori vicini alla Cassa, ma non F2i) per 6 miliardi, successivo riacquisto dell’ultimo 18% di Aspi in pancia ad Atlantia. Uno schema non definitivo, anzi su cui si starebbe ancora discutendo (animatamente).
Quanto è vicino l’accordo? A fasi alterne gli attori vicini alla partita lo danno per quasi fatto o ancora con molti punti da trattare. Un osservatore sintetizzava così la situazione: con alcune settimane di ritardo le parti in causa stanno cercando di tradurre in un progetto più accettabile l’accordo raggiunto il 14 luglio scorso. Che vedeva la sostanziale uscita della famiglia Benetton da Aspi ma anche un trattamento troppo penalizzante per gli azionisti terzi: gli altri soci di Atlantia (dal fondo inglese Tci, che si è rivolto anche alla Commissione europea, alla Fondazione Crt) e gli azionisti di minoranza di Aspi (da Allianz ai cinesi di Silk road) che complessivamente hanno il 12% della società titolare della concessione.
Di sicuro tra i nodi da sciogliere c’è la definizione della manleva — che Cdp sembra volere troppo estesa — e il prezzo. Che a sua volta dipende almeno in parte dalla definizione delle tariffe: lunedì scorso la bozza di Pef (il documento tecnico che ne è alla base) è stato restituita da Atlantia al ministero dei Trasporti, con le richieste avanzate nel frattempo.
Dettagli importanti, se si vorrà arrivare a chiudere l’accordo.
Vittoria Puledda, quotidiano.repubblica.it