Il Fisco scopre 2000 fabbricati non dichiarati

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Isola d’Elba – Ci sono quasi 2000 fabbricati non dichiarati sul territorio dell’Elba. E 881 edifici registrati come rurali che invece sono usati ad altro scopo (spesso abitativo). Questi numeri da record emergono da una prima indagine eseguita dall’Agenzia del territorio in tutta Italia. Il censimento – che poi dovrà essere integrato da ulteriori accertamenti – dovrebbe permettere di scoprire villette e fabbricati sconosciuti ai registri catastali che non saranno più “invisibili” all’erario.  A colpire particolarmente sono i numeri riguardanti comuni come Capoliveri e Campo. Sono infatti 616 – secondo le stime diffuse a fine dicembre 2008 dall’Agenzia del Territorio – i fabbricati non dichiarati soltanto a Capoliveri. Un numero notevole se si pensa che l’intero comune di Piombino – che ha però un numero di abitanti quasi 10 volte superiore a quello del piccolo comune elbano (circa 36.000 abitanti contro i circa 3800 di Capoliveri) ne annovera “soltanto” 509. Campo segue con grande distacco ma con un numero di edifici fantasma che tocca le 399 unità. Non distante – ma va considerato il numero complessivo di abitanti – anche il numero di edifici non registrati a Portoferraio: sarebbero infatti 333.

 Alla fine il totale di edifici non registrati all’Elba (vedere la tabella per tutti numeri), sfiora quota 2000. Esattamente sono 1978. Sono 881 invece gli edifici per i quali sarebbero venuti meno i requisiti di ruralità. Il numero più alto in questo caso spetta a campo con 213 segnalazioni. Segue Portoferraio con 164 e poi Marciana con 140.

 Naturalmente i dati “grezzi” diffusi dall’Agenzia del Territorio vanno presi con le molle. Il fenomeno è ancora da verificare nelle sue reali dimensioni: per adesso si tratta di ipotesi avanzate dall’Agenzia, che ha condotto le sue indagini attraverso l’incrocio dei soggetti intestatari in catasto, con la banche dati relative all’iscrizione al Registro delle imprese agricole e nel caso dei fabbricati non dichiarati con la foto-identificazione, in collaborazione con l’Agenzia per le erogazioni in agricoltura (Agea). La stessa Agenzia è cauta sui risultati ottenuti: «L’identificazione è avvenuta attraverso processi automatici. Trattandosi di elaborazioni massive, potrebbero essersi verificate delle incoerenze nell’individuazione degli immobili riportati negli elenchi pubblicati, con inclusione, in qualche caso, di immobili già censiti in catasto».

 Nel caso di edifici che non hanno più requisiti di ruralità i proprietari, assistiti da un tecnico abilitato, hanno l’obbligo di presentare la denuncia di edificazione di nuova costruzione urbana in catasto. Non sono tenuti ad alcun adempimento se l’immobile è già censito, demolito o inesistente sul terreno indicato. Inoltre, nessun obbligo se si tratta di un rudere o sia un edificio strumentale all’attività agricola, come una stalla o un magazzino.

 Anche nel caso di edifici non registrati i proprietari, assistiti da un tecnico abilitato, hanno l’obbligo di presentare la denuncia di edificazione di nuova costruzione urbana in catasto. Nessun adempimento se il fabbricato è già stato censito, demolito o inesistente sul terreno indicato. Nessun accatastamento anche per vasche di accumulo, tettoie, pozzi, serre o manufatti precari.

 Gli elenchi sono consultabili per 60, a decorrere dallo scorso 30 dicembre, presso i Comuni, le sedi competenti dell’Agenzia del territorio e sul sito internet della stessa Agenzia (www.agenziadelterritorio.gov.it). Per i proprietari degli immobili il primo passo per mettersi in regola è verificare sugli atti notarili di compravendita o sui certificati catastali i numeri di foglio e particella relativi alla propria proprietà. E nella eventualità di una corrispondenza negli elenchi pubblicati, rivolgersi a un tecnico di fiducia ed eventualmente dichiarare l’immobile al Catasto come se si trattasse di una costruzione ex novo. Anche le incoerenze tra quanto sostenuto dall’Agenzia e la realtà dei fatti, devono essere segnalate.

Portoferraio – Ci sono quasi 2000 fabbricati non dichiarati sul territorio dell’Elba. E 881 edifici registrati come rurali che invece sono usati ad altro scopo (spesso abitativo). Questi numeri da record emergono da una prima indagine eseguita dall’Agenzia del territorio in tutta Italia. Il censimento – che poi dovrà essere integrato da ulteriori accertamenti – dovrebbe permettere di scoprire villette e fabbricati sconosciuti ai registri catastali che non saranno più “invisibili” all’erario.  A colpire particolarmente sono i numeri riguardanti comuni come Capoliveri e Campo. Sono infatti 616 – secondo le stime diffuse a fine dicembre 2008 dall’Agenzia del Territorio – i fabbricati non dichiarati soltanto a Capoliveri. Un numero notevole se si pensa che l’intero comune di Piombino – che ha però un numero di abitanti quasi 10 volte superiore a quello del piccolo comune elbano (circa 36.000 abitanti contro i circa 3800 di Capoliveri) ne annovera “soltanto” 509. Campo segue con grande distacco ma con un numero di edifici fantasma che tocca le 399 unità. Non distante – ma va considerato il numero complessivo di abitanti – anche il numero di edifici non registrati a Portoferraio: sarebbero infatti 333.

 Alla fine il totale di edifici non registrati all’Elba (vedere la tabella per tutti numeri), sfiora quota 2000. Esattamente sono 1978. Sono 881 invece gli edifici per i quali sarebbero venuti meno i requisiti di ruralità. Il numero più alto in questo caso spetta a campo con 213 segnalazioni. Segue Portoferraio con 164 e poi Marciana con 140.

 Naturalmente i dati “grezzi” diffusi dall’Agenzia del Territorio vanno presi con le molle. Il fenomeno è ancora da verificare nelle sue reali dimensioni: per adesso si tratta di ipotesi avanzate dall’Agenzia, che ha condotto le sue indagini attraverso l’incrocio dei soggetti intestatari in catasto, con la banche dati relative all’iscrizione al Registro delle imprese agricole e nel caso dei fabbricati non dichiarati con la foto-identificazione, in collaborazione con l’Agenzia per le erogazioni in agricoltura (Agea). La stessa Agenzia è cauta sui risultati ottenuti: «L’identificazione è avvenuta attraverso processi automatici. Trattandosi di elaborazioni massive, potrebbero essersi verificate delle incoerenze nell’individuazione degli immobili riportati negli elenchi pubblicati, con inclusione, in qualche caso, di immobili già censiti in catasto».

 Nel caso di edifici che non hanno più requisiti di ruralità i proprietari, assistiti da un tecnico abilitato, hanno l’obbligo di presentare la denuncia di edificazione di nuova costruzione urbana in catasto. Non sono tenuti ad alcun adempimento se l’immobile è già censito, demolito o inesistente sul terreno indicato. Inoltre, nessun obbligo se si tratta di un rudere o sia un edificio strumentale all’attività agricola, come una stalla o un magazzino.

 Anche nel caso di edifici non registrati i proprietari, assistiti da un tecnico abilitato, hanno l’obbligo di presentare la denuncia di edificazione di nuova costruzione urbana in catasto. Nessun adempimento se il fabbricato è già stato censito, demolito o inesistente sul terreno indicato. Nessun accatastamento anche per vasche di accumulo, tettoie, pozzi, serre o manufatti precari.

 Gli elenchi sono consultabili per 60, a decorrere dallo scorso 30 dicembre, presso i Comuni, le sedi competenti dell’Agenzia del territorio e sul sito internet della stessa Agenzia (www.agenziadelterritorio.gov.it). Per i proprietari degli immobili il primo passo per mettersi in regola è verificare sugli atti notarili di compravendita o sui certificati catastali i numeri di foglio e particella relativi alla propria proprietà. E nella eventualità di una corrispondenza negli elenchi pubblicati, rivolgersi a un tecnico di fiducia ed eventualmente dichiarare l’immobile al Catasto come se si trattasse di una costruzione ex novo. Anche le incoerenze tra quanto sostenuto dall’Agenzia e la realtà dei fatti, devono essere segnalate.

Gabriele Dini

 

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