L’Italia è ferma. Fermissima, Anzi è ferma a 10 anni indietro. A dirlo è il Centro Studi della Confcommercio.
“L’economia italiana – dice la Confcommercio – è nel mezzo di una crisi che sarà più lunga e profonda di quanto si prevedeva appena pochi mesi fa, a causa soprattutto della scarsa produttività dei fattori produttivi e dei redditi delle famiglie che non crescono. Per uscirne, evitando che la recessione si trasformi in depressione, è necessario far ripartire i consumi delle famiglie e facilitare l’accesso al credito per le imprese”. Sono questi, in estrema sintesi, i punti salienti della ricerca intitolata “Note per evitare la depressione (economica): meno fisco per le famiglie, più credito alle imprese”, realizzata dall’Ufficio Studi Confcommercio e presentata in apertura della decima edizione del Forum di Cernobbio.
Entrando nel dettaglio la ricerca aggiorna in negativo le previsioni macroeconomiche: il Pil arretrerà del 2,3% nel 2009 ed avrà crescita zero nel 2010, mentre i consumi della famiglie scenderanno dell’1% quest’anno per poi salire appena dello 0,2% nel 2010. In sostanza, il prossimo anno ci ritroveremo allo stesso livello del 2000, “bruciando” dieci anni di crescita con una riduzione del Pil pro capite e dei consumi. A livello territoriale, le regioni più in difficoltà saranno Piemonte e Basilicata (per il ruolo del settore auto), Puglia (per il peggioramento dei saldi turistici) e Calabria (crollo produttività dei fattori e aumento migrazioni al Nord). Sul fronte delle imprese, non si interromperà il fenomeno delle cessazioni che da qualche anno ormai, sopravanzano le nuove iscrizioni.
La “forbice”, anzi, è prevista in ulteriore ampliamento, dell’ordine almeno di quanto osservato nel corso del 2008 (40mila unità, 7mila delle quali alberghi e ristoranti).
Per far ripartire l’economia, Confcommercio propone di ridurre la pressione fiscale (abbassamento della prima aliquota dell’Irpef dal 23% al 22%) e di prevedere benefici agli incapienti e sostegno ai disoccupati. Si tratta di misure che costerebbero 9,8 miliardi e che verrebbero coperte dai risparmi sulla spesa pubblica improduttiva. Gli effetti economici di questa manovra per il 2009 limiterebbero la contrazione del Pil (-0,9% anziché –2,3%) e dei consumi aprendo la strada per una ripresa meno debole nel 2010.