Inflazione, Coldiretti: “Cresce nei negozi e cala nei campi”

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campo-di-grano1L’Ista dice che l’inflazione sale. Ma non per tutti.
Con una crescita del 3,5 per cento l’aumento dei prezzi per alimentari e bevande nei negozi è stato piu’ del doppio dell’inflazione nonostante nei campi si sia verificata, in controtendenza, una riduzione del 10,9 per cento nei compensi pagati agli agricoltori, nello stesso mese.

E’ quanto afferma la Coldiretti nel commentare i dati sull’inflazione del 1,6 per cento nel mese di febbraio pubblicati dall’Istat..

“In campagna – sottolinea la Coldiretti – ci si trova in una grave situazione di deflazione secondo le elaborazioni su dati Ismea con il segno negativo dei prezzi alla produzione che si registra a febbraio sia per le produzioni vegetali (-16,3 per cento) che per quelle derivate dall’allevamento (-3,3 per cento), ma gli effetti non si trasferiscono al consumo dove i prezzi continuano ad aumentare seppur piu’ lentamente.”

“Il record della riduzione si è verificato – precisa la Coldiretti – per i cereali con un crollo dei prezzi alla produzione del 43 per cento rispetto allo scorso anno a febbraio, mentre nei negozi la pasta è aumentata del 16,9 per cento e il pane del 2,2 per cento.”

“Una forte calo delle quotazioni alla produzione – continua la Coldiretti – si è registrato anche per le quotazioni di vini e oli di oliva che, su base annua, hanno fatto segnare in campagna drammatiche riduzioni, rispettivamente, del 24,3 per cento e del 24,2 per cento. A differenza di quanto si verifica al consumo – precisa la Coldiretti – tutti i prodotti derivati dall’allevamento accusano una flessione dei prezzi alla produzione a partire dal latte e derivati (- 9,8 per cento), ad eccezione del pollame (+2,3 per cento).”

“L’aumento della forbice dei prezzi tra produzione e consumo – sostiene la Coldiretti – conferma la presenza di forti distorsioni esistenti nel passaggio degli alimenti dal campo alla tavola che danneggiano imprese agricole e consumatori. Nel 2008 – precisato la Coldiretti – le inefficienze e le speculazioni sono costate alle tasche degli italiani 4 miliardi di euro con l’aumento dei prezzi per i prodotti alimentari che è stato in media del 5,4 per cento superiore al 3,3 per cento dell’inflazione generale con un differenziale del 2,1 per cento che tende ad allargarsi nel 2009 (2,2 per cento a gennaio) nonostante il forte calo dei prezzi delle materie prime agricole.”

“Gli italiani hanno speso 205 miliardi in alimenti e bevande (141 miliardi in famiglia e 64 fuori) che rappresentano ben il 19 per cento della spesa familiare ed è quindi necessario – afferma la Coldiretti – interrompere un trend che impoverisce cittadini e imprese agricole in un difficile momento di crisi economica. L’obiettivo è quello di ridurre la forbice dei prezzi tra produzione e consumo per recuperare valore per le imprese e per i cittadini.”

“Qui non c’entra né la crisi mondiale né altro, si tratta semplicemente di una prolungata rapina che – sostiene la Coldiretti – dobbiamo fermare con il nostro progetto per una filiera tutta agricola, tutta italiana e firmata dagli agricoltori. In generale, per ogni euro speso dai consumatori in alimenti ben 60 centesimi vanno alla distribuzione commerciale, 23 all’industria alimentare e solo 17 centesimi agli agricoltori. I prezzi – conclude la Coldiretti – aumentano quindi in media quasi cinque volte dal campo alla tavola e esistono dunque ampi margini da recuperare, con piu’ efficienza, concorrenza e trasparenza, per garantire acquisti convenienti alle famiglie e sostenere il reddito degli agricoltori in un momento di difficoltà economica.”

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