Forse, per una società come la nostra così opulenta e dietro ai falsi miti consumistici, non fa eccessiva presa la notizia secondo cui da domani partirà uno sciopero della fame da parte di rappresentanti Fao, al fine di portare l’attenzione del mondo sul fatto che ogni 6 secondi muore un bambino e che l’emergenza tocca oltre un miliardo di persone. Un’enormità.
A due giorni dal Vertice mondiale sulla sicurezza alimentare, che si apre appunto domani a Roma, il direttore generale della Fao, Jacques Diouf, ha deciso di sollecitare così, con un gesto fortemente simbolico al quale aderiscono anche il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon e il sindaco di Roma Gianni Alemanno, un’azione immediata “per porre fine alla vergogna della fame”. Si muore anche oin questo nostro periodo che viene considerato come il periodo delle vacche grasse dal punto di vista dell’alimentazione del Nord del Pianeta e si tenta di dare un elettro-choc a quei governi che nelle loro agende non avevano affatto preso in considerazione che si poteva morire di fame anche nel XXI secolo. Secondo Diouf, ci sono “i mezzi tecnici e le risorse per eliminare la fame dal mondo, adesso è solo una questione di volontà politica, e la volontà politica è influenzata dall’opinione pubblica”.
Facile dire fame: ci vuole anche impegno e programmazione politica che sembra proprio che non sia di case presso i governi del cosiddetto mondo ricco. Infatti, i capi di governo dei Paesi che chiedono aiuto alla comunità mondiale stanno arrivando da questo pomeriggio fino a sera a Roma; all’appello mancano i Paesi ricchi. Difatti stasera a Ciampino è annunciato l’arrivo del presidente del Brasile, Luiz Inacio Lula da Silva, alle prese anche con il caso Battisti di cui potrebbe discutere lunedì con il premier Silvio Berlusconi nell’incontro previsto a Palazzo Chigi.
È già arrivato, invece, di buon mattino, il contestatissimo presidente dello Zimbabwe, Robert Gabriel Mugabe, la cui credibilità in quasi trent’anni di potere è precipitata, oltre che sui diritti umani, sui ripetuti e fallimentari tentativi di riforme agrarie. Entro questa sera saranno una trentina le delegazioni che raggiungeranno la capitale, per la maggior parte provenienti da Paesi arabi e africani. E domani, pre-vertice in rosa. Alla Fao si riuniranno un gruppo di esponenti dei Paesi non allineati guidate dalla first lady egiziana, Suzanne Mubarak, per fare il punto e sollecitare un maggiore accesso delle donne alle risorse produttive. Intanto si aspetta lunedì. E tutti sperano di non rivivere le
spaccature e i disaccordi che caratterizzarono il vertice del giugno 2008, con il blocco latino americano su posizioni nettamente divergenti da quelle degli Stati Uniti, l’Africa fortemente critica e un documento finale con tante dichiarazioni di principio e poca concretezza.
Insomma, da domani Roma ospiterà questo importante avvenimento dedicato al Sud del Paese che ci dovrebbe far pensare, a noi uomini del Nord del Pianeta, di essere solidali nei confronti di quelle persone che non hanno avuto la medesima nostra fortuna e che, per destino, sono nati in un emisfero del pianeta in cui i problemi veri sono la denutrizione, le malattie, la scarsa attenzione alle epidemie e così via. Basterebbe convincerci che non c’è bisogno di grandi cose, ma un semplice gesto, togliendoci quello che noi consideriamo essere il nostro superfluo può (se speso bene) aiutare un bambino a crescere e (perché no) a salvargli la vita.