Il nostro futuro si giocherà sulle questioni energetiche

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A chi stanno a cuore le sorti del Pianeta minacciato dalla perdurante ascesa dei consumi e dell’immissione di  gas in atmosfera, il Summit mondiale che si aprirà domani, a Copenhagen, assumerà una rilevanza eccezionale. Ma i rischi sono dietro l’angolo. Da settimane stiamo leggendo critiche dei più scettici che non scommettono un euro sulla buona riuscita del summit. Addirittura c’è chi ha già preannunciato il suo fallimento. Le previsioni si spingono oltre e dicono che non ci sarà un nuovo protocollo per tagliare le emissioni inquinanti considerate responsabili degli sconvolgimenti ambientali che sono sotto gli occhi di tutti.

Bel biglietto da visita. Intanto gli ambientalisti e gli ecologisti non sono rimasti con le mani in mano. Hanno fatto sapere che Cina, Usa, Ue, Russia, India e Giappone sono le Top 6 maggiori nazioni che emettono Co2 e producono il 70 per cento delle emissioni totali. Ecco i numeri secondo la Fondazione per lo sviluppo sostenibile che sono state diffuse ieri dalle agenzie di stampa nazionali:  dal 1990 al 2008 la metà dell’aumento mondiale delle emissioni è stato prodotto dalla Cina. La Cina produce il 22,2 per cento delle emissioni globali (1,9 miliardi di tonnellate di carbonio nel 2008). Gli Usa producono il 18 per cento delle emissioni (1,5 miliardi di tonnellate nel 2008). Cina e Usa producono il 40 per cento delle emissioni mondiali e  20 paesi producono il 75% delle emissioni mondiali e il 78% del loro aumento. L’Italia è al 13° posto per emissioni totali di Co2 (119 milioni di tonnellate di Co2 nel 2008). Considerate queste cifre è chiaro che gli obiettivi perseguiti (o che saranno proposti) ai 6 Paesi al Top saranno: per Usa-Ue-Giappone: -30 per cento di emissioni di Co2 al 2020; per Russia: -25 per cento di Co2 al 2020; per Cina: -2 per cento di Co2 al 2020 e per India non dovrebbe aumentare emissioni più del 60 per cento.

Ma sarà trovato a questo punto l’accordo? E’ qui che sta il punto. Difficile che le nazione Top rinuncino al tipo di vita che hanno impresso alle loro rispettive società. Difficile, se si considera che gli Usa producono in termini di rifiuti e quindi di smaltimento degli stessi oltre il trenta per cento della quota spettante alle altre nazioni; che quindi sono altri anche i consumi energetici e che, questa nazione, ha costantemente bisogno di attingere energia, fatte salve le riserve strategiche che sono nel loro territorio. Il petrolio, tanto per intenderci, se lo vanno a cercare in altre nazioni, possibilmente nel sud del pianeta dove la manodopera costa pochissimo.

Riusciranno a imporsi una tabella di marcia che non sia improntata sulle spreco energetico? E vorrei aggiungere un’altra considerazione che è relativa all’informazione: da un po’ di anni a questa parte abbiamo sentito diverse campane, diversi soloni che ci propagandano le loro tesi, del tipo no al nucleare, no ai combustibili naturali, sì all’energia pulita e così via. La gente comune sta facendo molta fatica nel farsi un’idea personale, stando a quanto scritto e detto in giro. E’ chiaro che tutti (dico tutti) amano la natura e vorrebbero rispettarla al massimo perché dipende da questo tipo di rapporto che la vita sul pianeta continuerà e andrà avanti oppure no. Ma bisogna però anche fare i conti con l’energia che ci vuole per far andare avanti la macchina della nostra società. Tutti sono d’accordo che occorre contenere l’effetto serra sulla Terra; la questione è come fare, quando ci si trova davanti a numeri così esorbitanti come quelli dichiarati dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile riguardanti Usa e Cina.

Tutto, come si vede, si gioca sugli impegni che ogni partecipante al summit di domani assumerà di fronte agli altri componenti che siederanno al tavolo di lavoro. Dipende da questo il successo (o il fallimento) dell’operazione. Con ciò non è completato il discorso. Padre Lombardi, portavoce della Santa Sede in un editoriale trasmesso nei giorni scorsi da Radio Vaticana, ha detto che, alla fine, tutto dipenderà dalla somma dei comportamenti di tutti noi, abitanti della Terra. Quindi, il successo dell’iniziativa di far abbassare l’emissione in atmosfera di gas nocivi spetta sì ai governi nazionali delle superpotenze, ma anche da scelte risalenti a singoli individui. E’ solo con una coscienza individuale allenata a trattare problemi di questa portata che si comincerà a far funzionare il movimento che riguarda i nuovi equilibri ecologici e ambientali del nostro vecchio ma amato Pianeta.

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