La Cgil annuncia che lo sciopero generale sulle tasse si terrà il 12 marzo. “E’ una protesta necessaria, – ha detto Epifani – i lavoratori sono strozzati dal fisco,il governo agisca”.
“Da tempo – ha aggiunto Epifani – chiediamo una riduzione delle imposte sul lavoro dipendente e sui pensionati. Lo scorso anno dicemmo che sarebbe aumentato il prelievo sulle buste paga e tutti i dati l’hanno confermato. Nel 2009 di fronte ad un aumento dell’1,7% dei sari c’è stato un prelievo dell’1%”.
Il suicidio della CGIL
Con un anticipo di oltre quaranta giorni che contrasta con la drammatica
condizione dei lavoratori italiani che precipita di giorno in giorno per una
crisi dell’occupazione e dei salari causata in gran parte da scelte di
convenienza e di lucro del padronato, la CGIL annunzia uno sciopero generale
per il dodici marzo prossimo. C’è un passo avanti rispetto la manifestazione
del 15 novembre scorso perché si farà in un giorno lavorativo e quindi
assumerà un significato che si collocherà dentro il rapporto di lavoro e non
soltanto verso il governo ma si tratterà ancora una volta di una battaglia
perduta in partenza dal momento che le rivendicazioni sono limitate, cannoni
caricati a salve o al massimo con proiettili di gomma destinati a rimbalzare
e non produrre che il grande fracasso massmediatico dei pennivendoli di
regime che si scateneranno per sbranare la CGIL che si “isola”
da Cisl ed Uil, è vetero-sindacalista, incapace di capire la “modernità”
etcc…etc… In sostanza, lo
sciopero deluderà le attese della classe lavoratrice senza peraltro essere
gradito dal padronato, dalla destra e dal suo governo. Tutti faranno a gara
per mettere alla gogna il grande e comunque temuto sindacato italiano perchè
rompe l’omertà (Sacconi la chiama complicità) delle forze politiche e
sindacali tutte protese ad ingraziarsi i favori della Confindustria.
Lo sciopero si farà su tre punti che riguardano la politica economica, il
fisco, l’immigrazione. Sul primo punto non si dice niente sulle
privatizzazioni diventate davvero pericolose non soltanto per
l’aumento delle bollette, dal momento che la maggior parte di esse si fanno
in regime di monopolio, ma anche perché sostituiscono pezzi sempre più
estesi di occupazione pubblica con quella privata e sottopagata. Non è raro
incontrare negli ospedali infermieri collocati da cooperative fasulle e
agenzie pagati al quaranta per cento in meno dei loro colleghi.
Il secondo punto riguarda il fisco. La CGIL chiede delle cose che sono
sicuramente sacrosante ma che calate nell’inferno dei salari di oggi avranno
effetti insignificanti, meschini. Dare qualche euro in più attraverso la
manovra fiscale non cambierà se non impercettibilmente la busta paga. Oggi
la questione più importante è
l’aumento dei salari e sopratutto la richiesta di una legge per il Salario
Minimo Garantito per tagliare l’artiglio a quanti se la cavano con due o
tre euro l’ora specialmente per i biagizzati e gli immigrati.
Avere una legge sul Salario Minimo Garantito significherebbe mettere un
fondo al pozzo senza fine
di salari sempre più bassi. Abbiamo un padronato che non si vergogna di
offrire soltanto cento euro al mese ad un giovane laureato. Il SMG non
dovrebbe essere inferiore a sette euro l’ora. Diventerebbe strumento di
liberazione e di unificazione di lavoratori bianchi e neri ed avrebbe
l’effetto di spingere verso l’alto i salari oggi inferiori del quaranta per
cento a quelli inglesi, tedeschi o francesi.
A chi gli chiedeva cosa ne pensasse della scala mobile Epifani ha risposto
di esserne stato sempre nemico fin dal 1984 e dichiarandosi offeso con la
Marcegaglia che gli attribuiva una qualche tentazione al suo ripristino.
Bisogna invece recuperare la scala mobile.
Mentre l’inverno più gelido è caduto sui lavoratori che si buscano la
bronco-polmonite a fare gli stiliti del ventunesimo secolo sulle torri delle
aziende, alla Camera Cazzola, Ichino ed altri lavorano silenziosamente per
distruggere il poco che resta di protezione dalla schiavizzazione. A
differenza di tutti i cittadini italiani i lavoratori non avranno più
diritto ad un giudice ma si dovranno accontentare di un arbitro che deciderà
della loro vita una sola volta. Il giudice non potrà intervenire anche se lo
volesse. L’art.18 e lo Statuto dei Diritti vengono aggirati da esperti
manipolatori del diritto che hanno studiato tutte le astuzie immaginabili
per mettere i dipendenti nelle mani dei loro datori di lavoro.
Perchè la CGIL abitata da milioni di lavoratrici e lavoratori tra i più
coscienti, colti, informati e combattivi che abbia il Paese, si comporta in
questo modo? Perchè dopo avere assistito inerte a tutte le devastazioni del
liberismo selvaggio, scroccone, parassitario giocando di rimessa e fingendo
di accettare per “modernità” cose più vecchie del cucco, offre ai lavoratori
una lotta che è un gioco di
specchi che non produrrà niente? Qui il discorso riguarda la sua natura ed
il suo prossimo Congresso. La CGIL è “controllata” da una struttura di
“funzionari” la cui legittimazione non viene dagli iscritti ma
dall’appartenza al PD. Ai miei tempi c’erano due o tre correnti politiche ai
quali si riferivano i quadri dell’apparato che si richiamavano ai socialisti
ed ai comunisti. Oggi il riferimento è
quasi assoluto al PD il quale concede alla CGIL soltanto lo spazio “fisco”
sul quale operare. Soltanto un cambiamento di linea del PD potrà restituire
ai lavoratori la loro forte e gloriosa CGIL
che ha segnato con le sue lotte e le sue conquiste la storia civile
dell’Italia. Ma questo non sarà possibile. Il PD è con Ichino che vorrebbe
abolire gli ammortizzatori sociali perchè impoltroniscono i disoccupati. Il
PD è con Letta che ha imposto, seppur attraverso i contratti di categoria,
l’accordo separato sulla riforma della contrattazione.
Detto tutto questo, mi auguro che lo sciopero abbia comunque un grande
successo e sia capace di suscitare grandi emozioni nell’opinione pubblica. A
volte una cosa partita male può essere trasformata dalla gente e dai suoi
bisogni e diventare altra, utile a fare riflettere e a fare cambiare il
corso della storia.
Pietro Ancona