Lo dico con estrema sincerità: sono d’accordo con il presidente Giorgio Napolitano.
Lo sono, perché il presidente fa di tutto per essere davvero il giudice e il garante della democrazia in Italia; fa di tutto per non essere tacciato (come qualche parlamentare gliel’ho già fatto credere) il presidente che ha le sue radici nell’ex Pci.
Lo sono perché Napolitano è un uomo che ha sempre e sempre cerca l’equilibrio nelle cose di questa Repubblica così attraversata da crisi e da problemi di ogni genere.
“Non era sostenibile che potessero non parteciparvi nella più grande regione italiana il candidato presidente e la lista del maggior partito politico di governo, per gli errori nella presentazione della lista contestati dall’ufficio competente costituito presso la corte d’appello di Milano”: è quanto scrive sul sito del Quirinale il presidente della Repubblica in risposta alle lettere di due cittadini, una a favore e l’altra contraria al decreto “salva-liste”.
Ma naturalmente la cosa non poteva essere passata sotto silenzio dall’opposizione che è arrivata anche a esprimere critiche sull’alta carica della repubblica al punto da chiederne il suo annullamento e il suo deferimento.
Che ci sia stata un senso di leggerezza (dovuta forse alla convinzione di esser intoccabile e invincibile?
Effetto di stare al governo) nessuno lo mette in dubbio, ma presentarsi alle prossime consultazioni elettorali senza sapere e aver una cartina di tornasole sull’operato dell’attuale governo, non sarebbe stato democratico.
Sì, perché queste lezioni dovrebbero essere considerate come un banco di prova per l’attuale maggioranza che ci governa, anche se si sa già priori che il partito che è al governo non sempre viene giustamente considerato e premiato nelle consultazioni elettorali che sono in corso durante il mandato.
Insomma sembra che sia un pasticciaccio all’italiana che solo noi siamo in grado di organizzare e di montare; adesso però il governo non ha più facili giustificazioni di fronte a un voto elettorale che non lo premierà e dovrà, per il restante tempo che gli rimane, profondere altre e rinnovate energie per far sì che la china discendente si arresti e si trasformi in qualcosa di positivo.
Eravamo partiti con Napolitano e finiamo con Napolitano: i giovani del “popolo viola” che hanno dimostrato fuori dal Quirinale resteranno un po’ delusi, nell’apprendere la decisione del Presidente; come ci saremmo dovuti attendere la reazione del popolo delle libertà, qualora si fosse espresso in maniera diversa.
Diciamo che ha prevalso il buonsenso, ma con questo non dobbiamo far finta che niente sia successo.
E Casini tuona: «La verità è solo che hanno litigato sino all’ultimo per cambiare i posti nelle liste e sono arrivate fuori tempo».
C’è qualcosa di vero: ma in questo clima generale c’è bisogno di certezze, garanzie e stabilità che solo Napolitano può dare.