– Provo ad analizzare la situazione politica il giorno dopo. Andrò controcorrente. Ieri pomeriggio per Gianfranco Fini è stata, secondo il mio punto di vista, una grande vittoria. E spiego perchè.
Il 29 settembre scorso il governo Berlusconi incassò la fiducia con 342 contro 275 no, 3 gli astenuti (Brugger e Zeller dell’Svp e Calearo, ex deputato Api). I presenti erano 620, i votanti 617. La maggioranza richiesta era di 309. Determinanti i voti dei finiani e l’astension e dell’Mpa. Il risultato mostrò che il Governo senza Fli e Mpa non poteva contare sui 316 voti necessari per avere la maggioranza assoluta alla Camera.
Ieri il governo ha incassato 314 voti. Il gruppo parlamentare del Pdl è composto numericamente da 235 deputati, la Lega Nord Padania da 59 che sommati ammontano a 294 per arrivare a 314 ha dovuto “reclutare” 20 deputati dai vari gruppi misti e da Fli.
Senza poter raqggiungere 315 che è la maggioranza assoluta.
Fini e Fli da ieri si sono smarcati completamente dal Pdl e da Berlusconi. Ha ora le mani libere.
Ora la destra italiana (quella vera e non finta composta da socialisti camuffati da destrorsi) ha un disegno, un programma, un futuro. Basta che lo voglia.
Fini ieri a caldo ha detto che “La vittoria numerica di Berlusconi è evidente quanto la nostra sconfitta, resa ancor più dolorosa dalla disinteressata folgorazione sulla Via di Damasco di tre esponenti di Futuro e Libertà. Che Berlusconi non possa dire di aver vinto anche in termini politici sarà chiaro in poche settimane”
E qui Fini si sbaglia. Il leader di Futuro e Libertà non è stato sconfitto, anzi.
Agli occhi del popolo di destra di una destra moderna ed europeista, realista e sociale, è colui che ha provato a sfiduciare un governo. Un governo che in questi ultimi mesi non è stato in grado di risolvere i problemi della gran parte della popolazione: lavoro e sicurezza.
Da oggi FLi deve lavorare, partendo dal territorio, per essere il punto di riferimento di tutti quegli elettori, di destra e di sinistra che non si riconoscono più o che mai si sono riconosciuti in Berlusconi, ed iniziare ad attuare i punti cardini del manifesto programmatico.
Quindi lavorare per un’Italia protagonista e competitiva nel mondo, aperta al mercato e alla concorrenza, intransigente contro la corruzione e contro tutte le mafie, che promuova la legalità, l’etica pubblica e il senso civico.
Un’Italia del merito, senza privilegi, caste e rendite di posizione, dove tutti abbiano uguali opportunità e vengano premiati i più capaci ed anche solidale, attenta ai più deboli e agli anziani, fondata sulla sussidiarietà, che valorizzi l’associazionismo e il volontariato.
Un’Italia rispettosa della dignità di ogni persona, cosciente della funzione educativa e sociale della famiglia, garante dei diritti civili di ognuno, che difenda e valorizzi l’ambiente, il paesaggio, le bellezze naturali, il suo straordinario patrimonio culturale e storico.
Un’Italia che rimetta in moto lo sviluppo economico puntando sulle imprese, sui giovani e sulle donne, sull’economia verde, sullo sviluppo della rete, un’Italia che produca più ricchezza e garantisca una maggiore qualità della vita.
Un’Italia che investa nella cultura, nella formazione e nella ricerca, nella scuola e nell’università: un’Italia che promuova l’innovazione, le infrastrutture immateriali e dove arte, cinema, musica e teatro siano motore della crescita.
Un’Italia severa con chi vìola le leggi, attenta alla sicurezza dei cittadini; un’Italia con un fisco equo, che sanzioni l’abusivismo e l’evasione fiscale, che combatta parassiti e furbi e premi la dignità del lavoro.
Un’Italia in cui la politica non sia solo scontro e propaganda, ma si ispiri a valori e programmi per garantire l’interesse nazionale e il bene comune.
Ecco se quanto scritto nel programma non saranno lettere morte, ma veri e propri obiettivi raggiunti, per Fini e per Futuro e Libertà si aprono praterie sterminate di elettori e di seguito politico.
Come diceva Ezra Pound, “Se un uomo non è disposto a correre qualche rischio per le proprie idee o non vale niente lui o non valgono niente le sue idee”.
Il futuro è solo per questi uomini.
Riccardo Cacelli
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