Non penso di dire cose eccezionali. Anzi.
Ritengo che siano condivisibili a larghissima maggioranza: la nostra società sta sempre più viaggiando nella direzione di un sistema a reazione emozionale a livello telematico.
I mass media sono arrivati a tal punto da condizionare la nostra vita: oggi diventa quasi impossibile viverne senza.
La televisione, con i suoi messaggi, riesce a pilotare i giudizi e le opinioni della gente, della massa (che siamo noi), per cui (di converso) se estremizziamo il concetto si arriva a concludere che facciamo o ci comportiamo come altri vogliono. Arriviamo a pensare di essere qualcuno (quindi usciamo dal gregge dell’anonimato) solo a condizione che i mezzi di informazione si siano occupati di noi. Se c’è il vuoto, il silenzio, significa che non siamo nessuno.
“Ha parlato di te la tv? No? Non sei nessuno”. A queste considerazioni stavo pensando mentre assistevo all’ultimo festival della canzona italiana, alla grande kermesse che la Rai (agenzia di informazione di Stato che chiede il canone ai suoi abbonati) ha messo egregiamente in piedi facendola spalmare su quattro serate: da dopo il tg per finire a notte fonda.
Una maratona che ha tenuto incollati al piccolo schermo milioni di Italiani e milioni di Italiani da stamani canticchieranno (presto vedremo qualche concorrente mettersi i gioco affrontando il pubblico alla Corrida).
Sia pure in mezzo a tante gaffe delle coppie di presentatori, ai sottintesi e alle allusioni, questo festival ha il merito di aver avuto u successo acclamato di pubblico: la televisione, ma vorrei tanto scrivere la Rai, ha glorificato se stessa, facendoci assorbire un’infinità di spot pubblicitari (avete notato che sono iniziati fin dalla metà del mese di gennaio?), ai collegamenti anche da tg del pomeriggio e della sera, come per dare un’idea che si stesse seguendo il Fatto, come se ci si trovasse di fronte all’evento della Storia.
Siamo “tubi catodici” dipendenti e lo abbiamo riscontrato fin dalla serata di giovedì, quando qualche sprovveduto dirigente Rai si era lasciato sfuggire l’ammissione di quale canzone fosse ai vertici del tele voto (anche questo un caso da analizzare e tutto da verificare).
Tubi catodici anche i occasione del recente sbarco degli immigrati a Lampedusa, solo sospesi nelle ultime 36 ore a causa delle proibitive condizioni marine. Li vediamo, questi disperati giovani fuggire dalle coste nord africane e invocare aiuto: li vediamo quando notano che su di loro si depone il tele obiettivo e che vengono ripresi; altrimenti si ammassano sulle inferiate, seduti per terra ad attendere gli eventi.
Siamo Tubi catodici quando assistiamo agli scontri di piazza al Cairo, come vediamo i filmati che amatori registrano e scaricano sul web.
Continuiamo a nutrirci di televisione a proposito di scandali e scaldaletti di casa nostra per la cui risoluzione ci sarebbe stato bisogno dell’intervento di un grande vecchio (il patriarca) che avrebbe preso a “cintolate” colui che si fosse macchiato di errori gravi. Tubi catodici quando la televisione mercifica il corpo della donna, e ne propaganda il richiamo (indiscusso e del tutto naturale)sessuale, pur di fare ascolti.
Ecco tutto questo lo giudico abbastanza severamente per il futuro; se non ci abituiamo a riprenderci lo spazio che ci conviene e se non ci facciamo condizionare nel seguire i tg nazionali sugli scandali invece di sentire provvedimenti e atti seri intrapresi dal governo per consolidare il potere d’acquisto dell’euro, per dare lavoro ai giovani e per non lasciare la Sanità in mano a chi l’ha condotta finora…