Questione d’informazione: ma informazione corretta sul batterio killer

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Tenere sotto scacco la popolazione. Pare che l’’imperativo categorico’ dei mass media sia rappresentato dal fatto che la gente, l’opinione pubblica debba vivere tenendo alto il livello di guardia. Mai debba essere abbassato. La notizia strillata, tout court. Ecco che a momenti ben precisi, “esplode” il caso che non fa stare tranquilli i cittadini dell’Europa e quindi anche dell’Italia. Prima la peste suina: lo ricordano i miei lettori? Poi l’epidemia dei polli, la viaria: tutte circostanze che hanno fatto temere il peggio ai nostri connazionali, senza avvertirne però le conseguenze più di quel tanto. L’unico allarme “serio”, che si è corso nel nostro Paese, è stata la “mucca pazza”, sulla quale -anche qui- non sono mai stati resi noti i casi specifici di morte attribuiti a questo “morbo”.

Ma al di là di questo, senza entrare nello specifico, vorrei invece fare un discorso prettamente tecnico che riguarda il tipo d’informazione. Allo stato attuale delle cose, in Europa (quando si parla del continente vecchio ci si riferisce alla Germania e alla Svezia) sono stati indicati 20 casi affetti dal “batterio killer” e ben 17 sono stati clienti di un noto ristorante del nord della Germania. Quello, il fulcro da dove si è sparsa l’epidemia. Sarebbe stato meglio, allora, ricercare proprio laggiù l’origine del contagio, senza allarmare più di quel tanto l’opinione pubblica per un’altra paura virale, che minaccerebbe l’intera popolazione europea.

La notizia ha fatto presto il giro del mondo e questa volta l’organismo mondiale della Sanità non è stato nei parametri corretti dell’informazione. Alcuni casi sono stati segnalati anche in Italia, ma uno era un turista tedesco e una donna anziana che era stata ricoverata in ospedale per problemi gastro-interici di altra natura. Quindi anche in questo caso si è cercato di fare “cassetta”, senza preoccuparsi di dare invece notizia che si ritagliasse sui fatti, senza sovrapporre altre strutture.

Vi siete mai chiesto che fine abbia fatto la viaria dei polli? A un certo punto, chissà come e quando, non se n’è più parlato, come se l’argomento fosse caduto. Vi ricordate ancora la peste suina? Furono lanciate campagne internazionali di vaccini, per tutelare la salute pubblica; ma poi tutto è passato nel dimenticatoio, come se la pandemia fosse all’imporvviso scomparsa.

Allora le considerazioni di fondo: ci aspetiamo che si faccia meno terrore e maggiore informazione. “Sapere” non significa gettare il panico fra la gente con il risultato finale di vedere le verdure nei nostri supermercati in caduta a picco con un mancato intrioito valutato attorno a diversi milioni di euro. Oggi, stando l’attuale condizione di fatto, i prodotti dell’agricoltura sono fortemente dimunuiti. Giacciono in cassette, invenduti. Mi chiedo: è prevenzione oppure terrore, spingendo la gente a non mangiare più pomodori e insalata del nostro ‘Bel Paese’, la cosiddetta dieta mediterranea così tanto di moda nel periodo estivo?

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