Crisi socio-economica, tecno-finanzieri e nazionalismo franco-tedesco

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Certamente non è più smentibile il nazionalismo franco-tedesco di fronte agli ultimi fatti accaduti in campo europeo, come il governo dei tecno-finanzieri d’assalto sul mondo occidentale.

Si pensi che i ‘capi-nazione’ francesi e tedeschi, oggi Sarkozy e la Merkel, ma ieri i loro predecessori, hanno fatto eleggere – come nazioni-pesanti nell’investitura europea – il portoghese Josè Manuel Barroso alla presidenza della commissione europea – dopo Prodi – e oggi al posto del francese Trichet, l’italiano Mario Draghi.
Perché?

Perché Barroso – oggi al secondo mandato rivoluto senza titubanze da Francia e Germania – è un commissario che non ha di fatto realizzato niente per far progredire gli stati europei o meglio gli Stati Uniti d’Europa. Ha solo eseguito pedissequamente le volontà franco-tedesche fin dal 2004, da quando è salito al soglio massimo del potere europeo.

E questo oggi noi lo paghiamo salatissimo per tantissimi motivi vedi ad esempio, al primo posto, il non aver fatto progredire lo sviluppo dell’unità europea sotto un unico governo perché il motto ‘divide et impera’ è quello che ha veramente fatto gli interessi dei due Paesi più forti, la Francia e la Germania.

Poi non ha voluto controllare e regolamentare l’influsso delle società di rating sulla società europea sia a livello politico sia economico e di fatti ne abbiamo viste le conseguenze, sia con il suo stesso Paese il Portogallo, che però guarda caso sembrava dovesse capitolare da un momento all’altro ed invece è scomparso dell’osservazione critica dei mercati e dei sistemi di analisi finanziaria e socio-economica.

Poi è toccata la volta di Draghi, l’italiano che è asceso precipitosamente alle glorie europee.
Perché?

Perché anche lui come Barroso sembra abbia al suo attivo un accordo con la Germania – a cui toccava designare il successore di Trichet (ma perché i governatori della Bce sono sempre stati solo francesi e tedeschi?) – tale da dover proseguire una politica bancaria economica per l’Europa come detta-legge la Merkel e Sarkozy oggi, e domani i loro successori.

Draghi è salito ai vertici perché ha avuto nel suo curriculum – tra l’altro non trascurabile proprio per niente – la sua provenienza dalla Goldman Sachs, quella banca di investimenti americana che ha avuto nel 2008 un ruolo importante non solo nel tracollo ma anche nell’assorbire fondi ingentissimi dallo stato Usa per rimettersi in sesto facendo gravare sia in andata e sia in uscita la spesa dei suoi debiti sulle spalle dei contribuenti statunitensi.

Così – come lo chiamano alcuni oggi – il N.O.F., nuovo ordine finanziario, sta predominando su tutto il continente nord-americano e sia su quello europeo. Tale ‘ordine’ – pilotato dagli uomini della Goldman Sachs – impera perché gli uomini di stato delle nazioni europee, come pure degli Usa hanno lasciato che questi ‘tecnici finanziari’ continuino a fare il bello e cattivo tempo pur di avere il loro tornaconto come azienda e di conseguenza come ‘uomini’ che veramente governano i paesi e quindi i popoli e non le istituzioni che con le elezioni decidono di scegliere chi democraticamente dovrebbe governarli.

Oggi abbiamo ‘tecnici finanziari’ disseminati un po’ ovunque: vedi solo in Italia. Oltre a Draghi, anche lo stesso Monti viene dalla Goldman Sachs, come anche Gianni Letta, ma anche lo stesso Romano Prodi è stato un uomo di questa banca americana.

E poi, quando uno è stato rimane sempre un riferimento importante per capire le strategie e i mezzi per come arrivare a penetrare sempre più nei gangli del potere economico di uno stato e di grandi aziende.

Per cui abbiamo oggi un ‘governo internazionale’ portato avanti da dei ‘tecnici finanziari’ a cui i politici di turno hanno delegato il potere macro-economico delle finanze pubbliche sia perché non hanno idee di sviluppo e di cambiamento socio-politico, sia perché non si vogliono addossare responsabilità che invece gli competono, lasciando così il ‘vero potere’ in mano a queste società private che non fanno altro che il loro interesse.

E’ questa la democrazia del XXI secolo?
La “Fattoria degli animali” di Orwel è già stata superata da un altro orizzonte ben più drammatico e spaventoso, quello del governo dei tecnocrati braccio armato della finanza internazionale.

Che fine faremo?

Piero Cappelli

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