Chi di spada ferisce..
Bé l’adagio evangelico lo conosciamo tutti molto bene. Però non c’è che dire! La Lega esce ingloriosa da questa tratta di anni della seconda Repubblica. Strano, direte. Proprio lei che si era formata, aggredendo i partiti e uccidendoli per la sfrenata corruzione che vi regnava al suo interno e per il forte sperpero di denaro pubblico, ecco che proprio lei che aveva fondato il suo castello su questi saldi principi morali, ora assiste al suo lento, ma inesorabile declino. Triste storia di un partita che, comunque sia, ha scritto pagine importanti della nostra Repubblica. Ma dentro a tutto il sistema si annida sempre la stessa incorruttibile serpe che è l’ingordigia, per cui non ci si accontenta più di quello che (bene o male) abbiamo ottenuto, ma si vuole sempre dell’altro, in una continua e spasmodica brama di possedere di più. Non mi unisco alle voci dei delatori, dei puritani, ma è certo che quello che è successo all’interno di questo partito recentemente (e poco prima casi simili erano scoppiati nella Margherita) è necessario trovare l’unità nazionale e l’equità contributiva. Non si può più sempre pensare che la crisi debba essere pagata dal popolo (che recita la Costituzione è sovrano), ma in fatto di crisi sarebbe meglio che anche la casta politica rivedesse le proprie esigenze e si adattasse alle circostanze nuovissime.
Perché è comprensibile, altrimenti, le reazioni di piazza alla notizia delle auto di lusso comperate in clima di crisi, alle case donate, alle vacanze nei paesi esotici dai nomi impronunciabili e così via. Se crisi c’è, che sia per tutti. E’ questo il primo messaggio che dobbiamo far arrivare al nostro Capo di Governo.
L’altro aspetto: La recente decisione assunta dalla fabbrica del distillato Stock 84 che dal Veneto si è trasferita nei paesi dell’Est, naturalmente per il basso costo del lavoro e per la maniera con cui trattano i loro dipendenti. Comunque la consideriate è sempre una parte d’Italia imprenditoriale che lascia il nostro “sacro” suolo per approdare in altre realtà più conveniente e più confacenti con i loro propositi di guadagno. E’ di sicuro un importante campanelo di allarme per impedire che altri imprenditori seguano il suo esempio e che invece rimangano in Italia a investire, a produrre e offrire opportunità di crescita.
E questo argomento mi serve per introdurre il tema successivo. Il ruolo che dovrebbe avere in Europa la Bbe, la banca sovrannazionale che dovrebbe “proteggere” l’euro dalle manovre speculative messe in atto a livello mondiale. Qualcosa anche in questo campo non è andato per il verso giusto perché non si può bivaccare come lo si è fatto finora guardando a chi sta peggio di noi (economicamente) e pensare che a noi non ci toccherà il medesimo destino. Così si è “lasciata” la Grecia, poi il Portogallo.., ora si affaccia la Spagna, ma quando finirà questo effetto domino? Quando si comincerà a pensare in termini unitari di finanza, di economia, senza colorarci di patriottismi e di colori nazionali.
Così che dire dinnanzi a effetti quali la protesta a Roma di migliaia di “esodati”, quella sia pur piccola rappresentanza di quanti rimasti senza lavoro e senza pensione che si sentono a ragione truffati dallo Stato? Che dire di altri suicidi a catena di imprenditori e manager travolti dalla crisi: 19 dall’inizio dell’anno, qualcosa di mai visto nel nostro Paese. E che dire delle parole scagliate dal presidente Napolitano contro gli evasori “indegni della parola Italia”, rivelatrici dell’allarme nelle più alte istituzioni? Si dice che oggi nelle casse dei partiti nonci sono più soldi per onorare le spettanze e le spesucce di “sezioni”, convegni, tavole rotonde e cose varie. Che fine hanno fatto i 200 milioni di euro percepiti dal 2008 dal nostro maggior partito, come “rimborsi” delle elezioni politiche, europee e regionali? Spariti. Dissolti. Svaniti. Con quale faccia ci presentiamo davanti agli elettori, dicendo che dobbiamo pagare l’Imu in due (e non più tre) rate, perché siano erogati i servizi alla comunità di cui c’è tanto bisogno? Viene voglia, come diceva il poeta Giusti, a mandare tutti a farsi benedire.