La notizia, in questa settimana inflazionata dai media tutti puntati su Londra e sulle conquiste epocali di atleti di tutto il mondo, è rappresentata che, su dieci italiani che potrebbero andare in ferie, soltanto in quattro ci vanno. I restanti sei restano a casa.
Motivi? Non ci sono soldi sufficienti per permettersi un periodo di riposo al di fuori degli standard quotidiani. Effetto crisi, effetto della morsa rappresentata dalla finanza che cristallizza i salari, mentre l’inflazione galoppa alle stelle e sale lo spread. La borsa ha appena finito, nella settimana che si è chiusa, di fare l’altalena, ma i conti in tasca degli Italiani non tornano. Questa che inizia doveva essere la settimana del grande esodo, invece (prepariamoci fin da oggi) così non sarà. Le partenze andranno a singhiozzo. Sarà ricordato questo mese come l’agosto senza esodo. O almeno quello ridotto ai minimi termini. E non è che ci sono le condizioni per essere tranquilli. Questa mattina il “Sole 24 Ore” pubblicava la notizia (come annunciamo in altra parte del giornale) secondo cui gli italiani che faranno le valigie per andare in vacanza saranno il 29,5% in meno rispetto allo stesso mese del 2011, vale a dire circa 15,4 milioni. Ma il dato di agosto è solo la punta dell’iceberg, visto che l’intera stagione estiva sarà falcidiata da un -19% di partenze e da un giro d’affari che crolla del 22%, a 15,3 miliardi, rispetto all’anno scorso. La radiografia è di Federalberghi, secondo la quale quest’anno quasi 6 italiani su 10 rimarranno a casa. E il presidente dell’organizzazione, Bernabò Bocca, spiega “di non aver mai visto un calo così generalizzato e devastante” e chiede lo stato di crisi del settore.
Dovrebbe funzionare questa situazione da campanello d’allarme per i futuri provvedimenti che il governo dovrà prendere per dare una spinta all’economia e per guardare alle cose con maggior fiducia. Scrive sempre il Sole 24ore: “Il segnale a questo punto – avverte – è inequivocabile: la crisi dopo aver falcidiato la classe medio-bassa, adesso sta colpendo il ceto medio che in Italia ha sempre costituito la struttura portante del sistema dei consumi e la situazione ci obbliga a richiedere a Governo e Parlamento lo stato di crisi del settore, unico strumento tecnico-giuridico per mettere in moto, auspichiamo, quella scossa indispensabile per definire mezzi e misure dei quali il turismo non può più fare a meno”. La durata delle vacanze estive quest’anno sarà mediamente di 11 notti, come nel 2011, e nel 76,6% dei casi si rimarrà in Italia (rispetto al 77,7% del 2011)”.
C’è poco da consolarci, ammettendo che in fondo il nostro Paese, per conformazione geografica, ha un altissimo sviluppo costiero sicché sono più le spiagge che si trovano da noi che altro. Ci consoliamo sapendo che le famiglie italiane hanno deciso di restare a casa e passare le vacanze nei luoghi in cui hanno la residenza. Fortunati colo che abitano, allora, in sedi di villeggiatura. Ma è una magra consolazione. Fino a quando non si intravedranno segnali di ripresa, non potremo affatto dire che siamo fuori dal tunnel nero della crisi. Perché se non lo avessi ancora capito ci sono ancora i mass media nazionali che al telegiornale non fanno che ripetere delle disgrazie altrui, le alluvioni al nord d’Italia (quando comincia a piovere) oppure la grave siccità al sud (quando non piove da settimane), comunque sia sempre in negativo, come se si dovesse effettuare un movimento catartico secondo cui le disgrazie e le mortalità avvengono altrove, fuori dal nostro “Io” e noi ci possiamo ritenere tutto sommato contenti perché la nostra casa non è alluvionata o non è investita da guerre civili.
Magra consolazione.