Assurda l’ultima trovata del ministro Profumo

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Fermiamolo. Finché siamo ancora in tempo. Non si possono prendere così drastiche e falsamente innovative decisioni, se prima non siamo perfettamente al corrente di come funzioni realmente la macchina della pubblica istruzione. Si potrebbe (ma anche senza uso del condizionale) fare davvero dei danni incontrovertibili e irrimediabili. L’ultima scoperta in ordine di tempo è quella del ministero della pubblica istruzione Profumo, che ha escogitato la formula di “declassare” ulteriormente la classe docente, spostando o allargando l’orario di cattedra degli insegnanti dalle 18 alle 24 ore settimanali. Aumentano le ore e quindi anche aumenta il salario percepito dal prof, allora! Penserete voi. E invece non è così: sbagliato! Le cattedre si spalmano sulle 24 ore, ma il salario rimane tale e quale a quello percepito finora e che è fermo da anni. Poi dovrà spiegare il ministro come può dire e dove li metterà i nuovi vincitori di concorso che sono oltre ventimila.
Qui, i conti non tornano e sarà bene fermarsi un pochino. Non sono nella lista delle persone che sono attaccate ai privilegi acquisiti (leggi i parlamentari che quando si cerca di toccare le loro tasche per il volume di denaro che riescono a mettersi in tasca non fanno nemmeno un centimetro indietro), semmai guardo con estrema fiducia e ottimismo al futuro, convinto come sono che è attraverso la condivisione, la sperimentazione e le aperture verso il nuovo che si può disegnare una società sempre più a portata dell’uomo. Ne sono convinto. Ma come fa invece il nostro ministro proprio non mi va giù. Perché anche se, ammesso e non concesso, che si vada a promulgare una disposizione simile, significa che si dà una mazzata forte a chi aspira a entrare nel mondo della scuola e a farsi, come si dice comunemente, una posizione. Riuscire a mettere insieme 24 ore di cattedra bisogna davvero essere molto bravi non dico nella grandi città o nei gradi plessi scolastici dove è facile avere classi così numerose; ma in periferia. Prendete esempi delle sedi disagiate! Quel povero cristo che deve mettere insieme le 24 ore in piccoli centri si trova a disegnare il proprio orario settimanale, sbalzando da una sede all’altra, nello stesso giorno e anche dopo aver ricoperto diversi chilometri. Assurdo. Oppure un insegnante di Lingua: proibitivo fare una cattedra a 24 ore: quanto meno molto impegnativo. E come trattare chi rimane fuori? Ma il nostro ministro ha chiaro l’idea di come funziona la scuola in Italia? Se non lo ha ben chiaro, che faccia almeno lui un giro attorno e ne faccia tesoro dell’esperienza.
La conclusione non può che essere una sola: fermarli. In una bozza alla Costituzione che i partiti stavano stilando, finita la seconda guerra mondiale, c’era un passo scritto dai padri fondatori della repubblica che più o meno suonava così: se le norme non sono rispondenti ai reali bisogni della popolazione, anzi si pongono in urto con essi, è dovere del cittadino ribellarsi e gridare la illegittimità. Peccato che questi appunti non abbiano trovato una forma nella costituzione, ma il concetto pervade sempre lo spirito che i padri avevano quando, sessant’anni fa, hanno riscritto gli articoli che tengono in piedi questo Stato.

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