Sono due coltelli da cucina le probabili armi del delitto utilizzate da Alessandro Turati, 28 anni, per uccidere la nonna Paola Parravicini di 88 anni e la madre Marina Cesena, 58 anni, per poi togliersi la vita. Sarebbe questa la dinamica del duplice delitto e suicidio, verificatosi a Paina di Giussano, in provincia di Monza e Brianza, nella notte tra martedì e mercoledì.
I carabinieri hanno lavorato tutta la notte per ricostruire la possibile dinamica dei fatti. Turati ha lasciato una lettera, sequestrata dai militari dell’Arma.
La vita problematica dell’uomo è ora al vaglio degli inquirenti, così come la situazione relazionale ed economica della famiglia. Barba molto lunga, cappotto nero lungo anche d’estate, era soprannominato ‘il baffo’: così alcuni residenti di Paina di Giussano hanno descritto il ventottenne. “Lo vedevo passeggiare qui in giro, mi sembrava un po’ strano – ha raccontato un abitante del quartiere – aveva la barba lunga fino al petto e teneva sempre addosso questo cappottino nero lungo fino ai piedi, anche d’estate”.
Più prudenti i vicini di casa. “Una famiglia esemplare, non so cosa dire”, ha affermato un’anziana. “Siamo sconvolti, sono venuta a trovare mia madre ieri, non abbiamo sentito nulla” ha spiegato una ventenne la cui famiglia risiede nel palazzo. “Era una famiglia per bene, i miei conoscevano bene la mamma di lui, persona splendida”.
Ci fu un’altra tragedia nel 2014 a Paina di Giussano. L’11 febbraio di 4 anni fa, infatti, Michele Graziano, 40 anni, uccise a coltellate i suoi figli, Elena di 9 anni e Thomas di 2 anni, avuti con due donne, per poi tentare inutilmente il suicidio nella sua casa a Paina di Giussano. Potrebbe essere stata la depressione, causata anche dalla seconda separazione che stava affrontando, a spingerlo ad uccidere. Graziano, ex impiegato in una catena di supermercati, è stato condannato all’ergastolo in primo e secondo grado e in Cassazione.