Il robot è il futuro nella lotta chirurgica al tumore della vescica

Ecco i metodi del futuro legati a questa importante tematica

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Il tumore della vescica è aggressivo e per combatterlo, quando è a uno stadio avanzato, è necessario asportare la vescica, i linfonodi, la prostata agli uomini e l’utero alle donne (il termine tecnico è cistectomia). Fino a pochi anni fa l’unico metodo chirurgico utilizzato era il cosiddetto intervento “a cielo aperto”, eseguito praticando un’incisione della parete addominale che partiva dall’ombelico e arrivava al pube. Ciò comportava lunghe e dolorose degenze, rischi per nervi e strutture vascolari, cicatrici, una lenta ripresa fisica e funzionale.

Dal 2016 – ci spiega il dottor Francesco Francesca, direttore dell’unità operativa Urologia 2 dell’Aoup – questo intervento, che “è sicuramente uno dei più lunghi e complessi della chirurgia urologica, viene realizzato con tecnica robotica, in linea con i maggiori centri mondiali e ponendo Pisa al vertice del panorama italiano, assieme a pochi altri grandi ospedali”. “La chirurgia robotica – continua Francesca – comporta una ridotta perdita di sangue e una minore necessità di ricorrere a farmaci antidolorifici, permette di eseguire suture molto precise e garantisce di ottenere la stessa radicalità chirurgica offerta dai più traumatici interventi a cielo aperto. Rende anche possibile, impiegando parte dell’intestino, la ricostruzione di una sorta di vescica”.

Un approccio condiviso dal dottor Giorgio Pomara, chirurgo robotico dell’unità operativa Urologia 2. Secondo Pomara “l’asportazione della vescica con metodica mininvasiva robotica dovrebbe sostituire, salvo casi eccezionali, la chirurgia tradizionale, perché l’utilizzo intracorporeo del robot e delle suturatrici meccaniche ha ridotto il sanguinamento, il rischio di complicanze maggiori, il dolore post operatorio. Il paziente viene dimesso in ottime condizioni dopo una degenza dimezzata rispetto alla chirurgia tradizionale e con un decorso post-operatorio particolarmente favorevole”.

“In poco più di un anno – continua Pomara – siamo riusciti ad acquisire esperienza e oggi possiamo vantare la maggiore casistica di Area Vasta e siamo tra i pochi centri in campo nazionale ad effettuare la cistectomia con tecnica esclusivamente robotica. Possiamo tranquillamente affermare che la tecnica robotica andrebbe offerta come soluzione chirurgica a tutti i pazienti affetti da tumore vescicale da sottoporre a cistectomia”.

Questi risultati sono anche il frutto degli investimenti nella chirurgia robotica fatti dall’Aoup e culminati, lo scorso il 15 dicembre, con l’inaugurazione del Centro muldisciplinare di chirurgia robotica. Il Centro – diretto dalla professoressa Franca Melfi – vanta tre sistemi robotici, una corsia per la degenza e un’area dedicata alla didattica e alla formazione collegata direttamente con le sale operatorie.

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