Web e digitale in ambito sanitario: fake news e conoscenze tecnologiche ridotte le principali preoccupazioni degli endocrinologi millenials

E’ quanto emerso nel corso di un advisory board promosso da Merck • La certificazione dei contenuti la soluzione proposta dal gruppo di lavoro per combattere la disinformazione online

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Il web e il digitale possono fornire un valido supporto ai professionisti delle salute ma si richiede un intervento strutturato delle istituzioni per bloccare fake news e false credenze: questo uno degli spunti emersi durante l’advisory board “eHealth nel GH: strumenti per una sanità smart, digitale, sostenibile” organizzato lo scorso 9 ottobre presso la propria sede di Roma da Merck, azienda leader in ambito scientifico e tecnologico, e che ha visto coinvolti giovani professionisti dell’endrocrinologia.
L’evento si è caratterizzato per un formato interattivo e coinvolgente, articolato in due workshop.

Fake news e salute sul web: un problema da risolvere con azioni concrete
Nel corso del primo workshop dedicato al ruolo del digitale nella vita professionale del medico, i giovani endocrinologi hanno sottolineato la loro sfiducia nei confronti del web e dei social network, data la scarsa moderazione dei contenuti in ambito medico-scientifico. Per questo motivo tali strumenti non sono utilizzati nell’attività lavorativa quotidiana, in quanto non garantiscono un grado sufficiente di informazioni cliniche e scientifiche certificate.
A loro giudizio, il web potrebbe essere un utile mezzo di educazione ed informazione sulla salute a patto che vi sia un un’adeguata formazione per chi scrive e controlli che precedano la fase di pubblicazione dei contenuti.
Il gruppo di lavoro sarebbe favorevole alll’introduzione di un sistema di rating realizzato dalle istituzioni (EMA o Ministero della Salute) che certifichi la veridicità delle informazioni, assegnando alle varie notizie un “bollino” di affidabilità per combattere la diffusione di notizie false in rete, soprattutto sui temi della salute e dell’healthcare.

Disomogeneità nelle competenze digitali e necessità di nuove figure professionali
I professionisti coinvolti nel workshop hanno rilevato un significativo divide tecnologico nell’uso degli strumenti digitali, sia tra medico e medico che tra paziente e medico. Da questo la necessità di un supporto continuo sui temi digital, da affiancare all’informazione medico-scientifica: una proposta che apre le porte a nuove professionalità in grado di aiutare il medico a maturare ed aggiornare continuamente queste nuove skills.

L’interoperabilità: la sfida per la sanità del futuro
Una delle più grandi difficoltà espresse dal gruppo di lavoro è quella di far comunicare differenti sistemi e applicazioni di gestione dei dati (es. sistemi informatici ospedalieri e cartelle cliniche sviluppate appositamente per specifiche patologie). Si tratta di una sfida ben conosciuta nell’ambito eHealth, e non insormontabile in assoluto, ma che ancora è percepita come un’importante barriera alla piena valorizzazione del digitale in sanità.
Resta comunque, da parte delle giovani leve dell’endocrinologia, la convinzione che il digitale possa apportare un contributo senza precedenti in ambito sanitario, per esempio, consentendo lo snellimento della burocrazia.
Tra le idee emerse durante il board quella dell’introduzione di una forma diretta di consulenza multimediale, sul modello di quanto già avviene negli Stati Uniti, dove è presente un sistema di telemedicina e consulenza sanitaria codificato e certificato che, se implementato in Italia, permetterebbe la riduzione del turismo sanitario e un conseguente risparmio per il SSN.

Il valore dei dispositivi digitali per la gestione di una patologia cronica
Durante il secondo workshop, gli endocrinologi hanno approfondito il tema dell’eHealth applicato alla terapia dei disturbi della crescita. In questo ambito, secondo la loro esperienza, circa il 30% dei pazienti e/o caregiver non riuscirebbe a usare correttamente i dispositivi elettronici per l’auto-iniezione del GH; il supporto tecnico nell’apprendimento dell’utilizzo del device costituisce quindi un valore importante per rispondere a queste difficoltà.
Gli advisor hanno, inoltre, concordato sul fatto che un utilizzo appropriato dei dispositivi elettronici per l’auto-somministrazione possa evitare esami supplementari con un conseguente risparmio di tempo e denaro per il paziente e per il SSN. Inoltre, l’utilizzo di tali device con funzionalità di monitoraggio remoto può consentire tempi di follow up più ravvicinati rispetto ai classici appuntamenti “fisici” a cadenza semestrale.
Gli esperti hanno infine hanno indicato alcuni possibili miglioramenti per il device e per la piattaforma eHealth di Merck.
“I contributi dei giovani clinici che hanno partecipato alla nostra iniziativa ci aiuteranno sicuramente nel nostro impegno quotidiano per lo sviluppo di soluzioni e e iniziative digitali ad alto valore aggiunto per medici e pazienti”ha dichiarato Antonio Messina, a capo del business biofarmaceutico di Merck in Italia. “L’ascolto dei professionisti della salute è essenziale per identificare i bisogni ancora insoddisfatti in ambito sanitario e continuare a portare avanti la mission di Merck: fare una reale differenza nella vita dei pazienti e delle persone che li assistono”.

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