Nel 2015 le piattaforme di Sharing Economy hanno raccolto investimenti 5 volte superiori a quelli nei social network. Qual è il segreto del successo della Sharing Economy?
Secondo l’analisi di Sharetribe nel 2015 le piattaforme di Sharing Economy hanno raccolto 27 miliardi di dollari contro i 5,7 miliardi dei social network.
Se da un lato, quello dei social, troviamo un mercato oramai saturo e dominato da big irraggiungibili come Facebook e Twitter, dall’altro vediamo come il settore della Sharing Economy sia piuttosto dinamico, con diversi operatori in forte crescita.
Ma cosa spinge i finanziatori a investire così tanto nella Sharing Economy?
Intanto parliamo di un mercato in forte crescita. Secondo lo studio PWC , infatti, il valore della Sharing Economy passerà dagli attuali 25 a 570 miliardi nella sola Europa.
Queste stime ovviamente tengono conto di un utilizzo sempre maggiore nella popolazione adulta dei servizi di Sharing Economy. Secondo Emarketer , la percentuale di utilizzatori delle piattaforme arriverà a essere l’86% nel 2021 della popolazione adulta americana.
Quindi stiamo parlando di un cambiamento culturale dove le persone saranno sempre più propense a utilizzare gli oggetti anzichè che cercare di comprarli. Il successo attualmente è diffuso in tutto il mondo e secondo il grafico elaborato da Statista sulla base dei dati raccolti da Nielsen, possiamo riscontrare come siano i paesi in via di sviluppo quelli più aperti e propensi verso la Sharing Economy.
Ci ritroviamo, dunque, difronte a u fenomeno in forte crescita sia nei paesi avanzati sia nelle economie in via di sviluppo. Questo fattore di per se è molto interessante per gli investitori. Ma c’è dell’altro
L’ ingrediente segreto della Sharing Economy
Osservate ora questo grafico che ho trovato su Sharetribe. Cos’hanno in comune queste piattaforme?
Trovata la risposta?
Bene, ve lo svelo io, le piattaforme sono dei marketplace. Sì va bene, ok,…. Funzionano molto bene, sono semplici e fanno risparmiare… Ma sono solo dei marketplace. In altre parole queste aziende fungono solo da luogo di incontro fra domanda e offerta. Non impiegano attrezzature proprie. Non sono proprietari di case,auto, bici, barche o di qualsiasi altro oggetto che viene condiviso. Chi mette il bene sono gli utenti della comunità. Le piattaforme di Sharing Economy non hanno beni immobilizzati, se non quelli necessari per mantenere in piedi l’infrastruttura (server, pc…). Airbnb non possiede camere d’albergo ma è considerata la più grossa catena alberghiera del mondo.
Questo aspetto è molto affascinante. Le piattaforme di Sharing Economy possono costruire un business enorme senza dover spendere un sacco di soldi per comprare i beni da mettere a noleggio, e quindi senza correre un molti rischi. Anzi è proprio questa particolarità che li rende snelli e gli permette di crescere in fretta.
Per cui se avete una buona idea imprenditoriale e pensate di lavorarci su, creare un marketplace potrebbe essere molto interessante anche per voi.