In sella a una bici con il Soccorso alpino bosniaco si scopre che un sentiero come questo è frequentato ogni giorno anche da decine di migranti che sperano di riuscire ad attraversare illegalmente il confine esterno dell’Unione europea.
Ci troviamo sui monti nel nordovest della Bosnia-Erzegovina, a pochi chilometri dal confine con la Croazia. Nella città bosniaca di Bihac i migranti fanno la fila per un pasto caldo. A distribuire il cibo sono le organizzazioni internazionali. In migliaia sono bloccati qui, dopo essere stati rimandati indietro dalle guardie di frontiera croate.
L’inverno sta arrivando, le notti diventano sempre più fredde e i centri d’accoglienza sono al completo. Si dorme – male – nelle tende e in edifici abbandonati. Bilal, arriva dal Pakistan e ci racconta che sta andando in Spagna. “Prima passiamo dalla Croazia. Sto preparando del pane perché qui non si mangia bene. Il confine è chiuso, sì, ed è questo il problema: che il confine è chiuso. Siamo andati già tre volte in Croazia”.
Uno degli edifici occupati dai migranti è un dormitorio studentesco abbandonato. Dove non c’è luce usiamo la torcia del cellulare. Qui ci sono stati scontri fra gruppi rivali. Le forze speciali sono intervenute per arrestare i responsabili. Da allora i media vengono tenuti fuori, ma noi siamo riusciti a entrare. Shehzad ha lasciato il Pakistan due anni fa. Dopo aver partecipato a una campagna di vaccinazioni in una zona al confine con l’Afghanistan, è stato minacciato dai talebani. Ora cerca asilo in Europa. L’uomo ha già cercato di attraversare il confine fra Croazia e Slovenia. La polizia slovena lo ha fermato e rispedito in Bosnia. “L’abbiamo ripetuto più volte alle autorità slovene e alla polizia slovena: abbiamo bisogno di protezione, per favore. Non ci hanno concesso un colloquio. Non hanno guardato i documenti. Non mi hanno autorizzato ad andare all’ufficio per i richiedenti asilo. Abbiamo detto che avevamo bisogno di un avvocato, non ce ne hanno dato uno come si deve”.
Una nuova rotta Balcanica?
Nel 2015 e nel 2016 un milione di migranti ha percorso la rotta dei Balcani occidentali attraverso la Serbia, finché l’Ungheria non ha chiuso il confine. C’è una nuova rotta migratoria attraverso la Bosnia? 21 mila persone sono passate di qui nel 2018, ma la Croazia ha rafforzato i controlli.
A ottobre centinaia di migranti hanno cercato di attraversare la frontiera a Maljevac, sfondando un cordone di polizia e bloccando il valico, nel tentativo di fare pressione sulla Croazia affinché li lasciasse andare verso nord. Qualcuno ha lanciato pietre, la polizia ha reagito con lacrimogeni e manganelli. Alcune delle persone che hanno partecipato a questo tentativo fallito sono tornate a Bihac, dove però le condizioni igieniche sono ben al di sotto degli standard umanitari. Mancano bagni e docce. Ma la stragrande maggioranza dei migranti qui rifiuta di accettare le offerte di rimpatrio dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni.
Secondo l’Unhcr, la Croazia avrebbe espulso 2.500 migranti dall’inizio dell’anno. 1.500 hanno detto di non avere potuto presentare richiesta d’asilo e 700 hanno denunciato violenze da parte delle guardie di frontiera. Muhammad, arriva dal Bangladesh. Questa è la sua testiomonianza: “Mi hanno picchiato qui, qui… la mano… E lui, l’hanno colpito sulla testa. È stata la polizia croata, con i manganelli. Non ho problemi se ci arrestano, ma non va bene che ci picchino. Perché io sono un uomo. Il telefonino, i soldi, i lacci delle scarpe… hanno buttato tutto nella spazzatura. Ma io sono umano, non sono un animale”.