Al via il ritiro USA dalla Siria fra sconcerto e opposizione americani

Le parole tritate da Trump si sono trasformate subito in fatti

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Comincia dalla Siria nord-orientale il ritiro delle truppe statunitensi. Le parole affidate ieri a un tweet sui social dal presidente Donald Trump si sono già tramutate in azione (dopo l’ordine già emesso e anticipato dalla stampa americana). Il capo della Casa Bianca ha sottolineato poi come la vittoria americana sul sedicente Stato islamico abbia concretamente stabilito l’inutilità di mantenere gli oltre 2000 soldati nel territorio, il cui ritiro – secondo quanto emerge – sarebbe totale.

Una decisione che ha lasciato il dipartimento della Difesa e la politica americani in subbuglio perché il ritiro si tradurrebbe anche in un vero e proprio tradimento delle milizie alleate curde che gli americani, in quattro anni, hanno affiancato. Il prezzo, infatti, rischia di essere quello di uno scontro duro e senza precedenti con il Pentagono, che potrebbe persino portare il segretario alla Difesa James Mattis all’addio.

Per Ankara i ribelli curdi armati e addestrati dagli Usa sono dei terroristi. Non è un caso quindi se le forze curdo-siriane abbiano già parlato di “pugnalata alla schiena”, un’offesa ai tanti combattenti “che hanno versato in questi anni il loro sangue”. Erdogan avrebbe già avvisato dell’imminente attacco Trump. Per molti osservatori, inoltre, la clamorosa mossa del tycoon, considerando la tempistica, potrebbe essere proprio un diversivo in un momento in cui le indagini sul Russiagate, e non solo, stanno subendo un’accelerazione. (FONTE ANSA)

“Combattiamo in Siria da molto tempo. Sono in carica come presidente da quasi due anni e abbiamo accelerato vincendo sull’Isis. Li abbiamo battuti, li abbiamo stracciati. Ora il territorio è in salvo ed è giunto il momento che le nostre truppe tornino a casa”, ha comunicato in un video Trump, dopo l’annuncio sui social.

“Ma questa decisione è stata presa su consiglio delle forze armate? O è stata una decisione, al contrario, avversa alle forze armate? E’ la prima domanda per cui pretendo una risposta”, ha dichiarato il senatore democratico della Virginia Tim Kaine.

“In questo modo, automaticamente, abbiamo consegnato il Paese alla Russia e, in maniera ancora più estesa, gli abbiamo consegnato l’Iran”, ha tuonato il senatore repubblicano Marco Rubio.

La tempistica sul ritiro è ancora incerta: si parla di un periodo che varia dai 60 ai 100 giorni mentre il dipartimento esteri USA ha chiarito che il personale lascerà il paese già nel giro di 24 ore.

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