‘Bluemed’ e l’Italia per lo sviluppo sostenibile del Mediterraneo, del mare, per le persone

‘L’Italia della ricerca per la crescita blu nel Mediterraneo’: l’evento che si è tenuto il 20 dicembre a Roma, ha fatto il punto sulla ricerca e l’innovazione nei settori marino e marittimo ed è organizzato nell’ambito delle iniziative del Consiglio nazionale delle ricerche a Expo 2020 Dubai. Presenti rappresentanti della comunità scientifica e dei ministeri con competenze sul mare

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Si è tenuto il 20 dicembre presso l’aula Marconi del Consiglio nazionale delle ricerche (piazzale Aldo Moro 7, Roma) ‘L’Italia della ricerca per la crescita blu nel Mediterraneo’. Una giornata per la divulgazione della ricerca sul mare, in collaborazione tra Cnr, Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca (Miur), e Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale (Maeci). Durante il convegno è stato presentato il libro bianco Bluemed (Research and Innovation Initiative for Blue Growth and Jobs in the Mediterranean Area), elaborato da un ampio gruppo che ha coinvolto gli Enti pubblici di ricerca, il MIUR, il MAECI e tutti i Ministeri con competenze marine, le Università e l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (ENEA) che mira alla definizione di traiettorie future per una crescita sostenibile dei settori legati al mare. Tra i relatori presenti Massimo Inguscio, presidente del CNR, Fabrizio Nicoletti, direttore centrale per l’innovazione e la ricerca del MAECI, Paolo Glisenti, commissario generale di sezione per l’Italia a Expo 2020 Dubai, Fabio Trincardi, direttore del dipartimento terra e ambiente del CNR.

 

“Il CNR è in prima linea nel sostenere l’iniziativa BLUEMED che ha ricevuto l’endorsement delle Nazioni dell’Unione per il Mediterraneo e dell’Unione Europea, con la dichiarazione di Valletta del maggio 2017. Un’area geografica che partecipa al 20% del prodotto lordo di tutti gli oceani. In questo quadro il CNR contribuisce coordinando il progetto CSA BLUEMED di cui parliamo oggi, un progetto che ha come scopo – in linea con gli Accordi di Parigi, COP24 appena conclusa e l’Agenda ONU 2030 – di individuare obiettivi di crescita blue a scala di tutto il Mediterraneo, aumentare la coesione delle politiche economiche e ambientali da parte dei Paesi europei sul Mediterraneo, offrire un luogo di dialogo con tutte le Nazioni del Mediterraneo che in totale sono 22 e appartengono a tre continenti diversi. In questo la comunità scientifica gioca un ruolo importante nel favorire il dialogo e il confronto tra Paesi nell’interesse comune di conservare il Mediterraneo in salute e sfruttarne in modo sostenibile i beni e i servizi ecosistemici per il benessere delle nostre società e persone. Questo progetto internazionale che vede l’Italia protagonista e il libro bianco BLUEMED che viene presentato oggi beneficia del prezioso contributo del MIUR – che ha svolto un ruolo chiave con il coordinamento del tavolo Interministeriale – assieme al proficuo gioco di squadra come Sistema Italia di tutti gli Enti di Ricerca, del MAECI e degli altri Ministeri che hanno competenza sul mare, dell’ENEA – afferma Massimo Inguscio, presidente del CNR.

 

“Il libro bianco si propone di affrontare la complessità delle interazioni tra ricerca, settori privati e responsabili politici, sviluppando un approccio scientifico che supporti i processi decisionali, di promuovere la cooperazione e la ricerca per aumentare la competitività e di ampliare le frontiere della conoscenza e sostenere soluzioni innovative”, spiega Fabio Trincardi, direttore del Dipartimento di scienze del sistema terra e tecnologie per l’ambiente (Cnr-Dta). “In particolare l’indagine ruota attorno a cinque driver: alimentazione, trasporti, turismo, energia, prodotti chimici e materiali”.

Il Libro Bianco Bluemed evidenzia chiaramente come “la Crescita Blu sia una delle più impegnative sfide che i paesi mediterranei sono chiamati ad affrontare e richieda azioni concertate a livello transnazionale e una visione olistica”, prosegue Trincardi. Solo per riferire alcuni dei dati riportati, per quanto riguarda l’alimentazione, l’Italia è il secondo maggior produttore di pesca nel Mediterraneo con quantità (249.500 tonnellate) pari a circa il 15% e un valore (oltre 750 milioni di Euro) di circa il 29% del totale di Mediterraneo e Mar Nero; il Mediterraneo conta oltre 100 porti di medie dimensioni, per i quali transitano il 20% dei trasporti marittimi mondiali e il 25% dei traffici petroliferi; il solo sistema portuale italiano contribuisce al 2,6% del Pil nazionale con 11 mila imprese e 93 mila addetti, pur essendo negli ultimi 10 anni sceso dal primo al terzo posto in Europa per import-export; in continua crescita invece il settore turistico, il cui valore aggiunto in Italia ammonta a circa il 10% del Pil e il 13% dell’occupazione; l’Europa detiene il 6% della cantieristica navale e il 40% della flotta mondiale e la sua industria marittima nel complesso conta su 300 cantieri e 22 mila produttori, a livello nazionale abbiamo 40 mila aziende in 15 regioni con un fatturato di 15 miliardi di euro.

 

Quali le soluzioni proposte dalla ricerca scientifica e dall’innovazione tecnologica in questo articolato, complesso contesto? “Tra le altre, un approccio eco-sistemico della gestione della pesca per ovviare al problema dell’attuale sovra sfruttamento dell’85% degli stock ittici e lo sviluppo di sistemi di allevamento sostenibili, salubri e innovativi, poiché da questo settore giunge il 25% del pesce consumato, di cui è previsto il raddoppio in pochi anni”, prosegue Trincardi. “Per i porti è necessario promuovere la digitalizzazione della catena logistica e innovare la produzione e lo stoccaggio di energia. Il turismo può creare ulteriori pressioni sul sistema costiero, se si considera che ogni estate la popolazione costiera del Mediterraneo raddoppia, e richiede l’integrazione delle vie navigabili e la gestione dell’impatto ambientale previsto per i prossimi anni. Va infine evidenziata la crescita del settore dell’energia marina, risorsa promettente in grado di rispondere al fabbisogno energetico di zone costiere e insulari preservando l’ambiente. Ma naturalmente il fronte di ricerca è amplissimo, basti pensare al mare profondo, ancora in gran parte inesplorato ma già impattato dalle attività antropiche (come lo sversamento inquinanti e l’accumulo di plastiche) e alle biotecnologie blu”.

‘L’Italia della ricerca per la crescita blu nel Mediterraneo’ è una delle iniziative previste dal protocollo d’intesa relativo alla partecipazione italiana all’Esposizione Universale di Dubai, sottoscritto dal Cnr e dal Commissario generale di sezione per l’Italia a Expo 2020 Dubai, Paolo Glisenti. Programmata durante la mattinata anche una visita alla mostra ‘Aquae: il futuro è nell’oceano’, allestita presso la sede del Cnr.

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