C’era in ballo soprattutto il destino del nord est della Siria nel bilaterale tenuto a Mosca tra il presidente Turco Erdogan e il suo omologo russo Vladimir Putin: se il primo vorrebbe stabilirvi una zona cuscinetto che neutralizzi l’influenza dei guerriglieri curdi invisi alla Turchia, l’ambizione di Putin ¨è riconsegnare l’area al regime siriano. Il compromesso potrebbe arrivare nel vertice con Turchia e Iran promesso da Putin: ma comunque vada, per i curdi sembrano profilarsi tempi bui.
“Abbiamo parlato dell’influenza che il ritiro delle truppe statunitensi dai distretti nordorientali del Paese può esercitare sulla situazione siriana in generale” ha dichiarato Putin al termine dell’incontro. “Se i nostri piani saranno realizzati, si tratterà di un passo positivo, che contribuirà a stabilizzare la situazione in questo travagliato distretto dello Stato siriano, ora controllato dai gruppi curdi”.
Erdogan ha anche colto l’occasione per rivolgere le sue condoglianze a Donald Trump, in merito al recente attentato lanciato dallo Stato islamico in cui quattro militari americani hanno perso la vita nella città di Manbij, della quale Erdogan si dice “pronto a riprendere il controllo”. Il presidente turco ha idealmente promesso a Trump di “continuare con ogni mezzo la lotta all’Isis”: ma proprio l’omologo statunitense lo aveva ammonito circa il fatto che l’economica turca sarebbe stata “annientata” in caso di un attacco ai curdi.
Ma sul tavolo c’era anche la stabilizzazione della provincia di Idlib, dove sono confluite migliaia di combattenti sconfitti dal regime in altri distretti siriani ein molti casi vicini ad al-Qaeda e alla sua filiazione siriana, l’ex fronte al-Nusra. La zona è al centro di un complesso accordo stipulato lo scorso settembre tra Russia e Turchia, che vi ha esercitato una notevole influenza; influenza che pero Erdogan potrebbe cedere in cambio del via libera sulle regioni curde.