Gli italiani residenti nel Regno Unito potranno votare alle elezioni europee in Consolato solamente se la Brexit verrà posticipata. Altrimenti, se tutto va come previsto e la Gran Bretagna uscisse dalla UE il 29 marzo, saranno costretti a prendere un aereo e tornare a casa.
Dopo la petizione online lanciata da +Europa Londra, con annessa lettera inviata il 6 febbraio alle massime istituzioni italiane, oggi è arrivata una parziale apertura da parte del Direttore Generale per gli Italiani all’Estero e le Politiche Migratorie, Luigi Maria Vignali… ma solo in caso di estensione dell’articolo 50.
“In caso di rinvio della Brexit, siamo pronti a fare votare i tanti italiani residenti e non. Ci stiamo organizzando, abbiamo iniziato le operazioni per il reperimento dei seggi, stiamo dando informazioni, ragionando in termini di preventivi di spesa”, ha detto a Euronews Vignali, di ritorno da Londra dove si è recato in visita ufficiale con il senatore e sottosegretario Ricardo Merlo. “Se tuttavia il Regno Unito dovesse uscire dall’Unione, questi preparativi si riveleranno inutili”.
Gli italiani nel Regno Unito potrebbero avere diritto di voto sul territorio della Regina nel caso in cui si creassero le condizioni per una proroga dell’iter di Brexit sino almeno alla fine di maggio. Una eventualità al momento solo ipotetica, se non remota, ma in vista della quale i meccanismi sono dunque già predisposti.
Perché gli italiani in UK non possono votare in Consolato alle Europee
Come abbiamo scritto in questa breve guida al voto, gli italiani che vivono al di fuori dell’Unione Europea non possono votare alle Europee del 23/26 maggio né in ambasciata né in consolato. Lo stesso problema ce l’hanno anche bulgari, ciprioti, danesi e greci, i cui cittadini sono costretti a tornare tra i confini patrii se vogliono eleggere un connazionale.
In una interrogazione parlamentare dell’anno scorso, il senatore Merlo aveva risposto che non erano allo studio eccezioni né “forme transitorie di allestimento di seggi elettorali per i residenti in Paesi non Unione Europea quali la Svizzera e, a breve, la Gran Bretagna”. La legge 459/2001 sull’esercizio del diritto di voto all’estero non si applica alle elezioni europee.
A Londra si trova la prima comunità italiana in Europa per dimensioni, la seconda al mondo. La presenza italiana nell’area di competenza del Consolato, Inghilterra e Galles, naviga verso quota 350mila iscritti. Nel 2016 è stata stimata ufficialmente a 600mila unità (inclusi coloro che non hanno comunicato all’Aire il cambio di residenza, e il cui conteggio è più complicato).
+Europa: “Un diritto che va preservato al di là delle relazioni UK-UE”
Il deputato di +Europa eletto nella circoscrizione estero, Alessandro Fusacchia, si è impegnato a portare la questione all’attenzione del Parlamento assieme ai colleghi del PD Angela Schirò e Massimo Ungaro. Tuttavia, ritiene Vignali, i loro sforzi potrebbero essere vani. “Comprendo lo slancio ideale e la sostanza delle petizioni. Non sono mai inutili, attirano l’attenzione della politica. Ma non basta una petizione per cambiare la realtà delle cose. Non è allo studio un’eccezione perché ci vorrebbe una norma specifica che faccia un’eccezione anche per gli italiani che risiedono in Svizzera, Norvegia…”
“Ci piacerebbe fare votare gli italiani nel Regno Unito”, conclude Vignali, “Per questo speriamo che il Regno Unito resti nell’Unione Europea”.
Due dei firmatari della petizione online, Virginia Fiume, membro dell’assemblea nazionale di +Europa, e Claudio Radaelli, coordinatore londinese del partito, ritengono invece che “il diritto di votare in consolato per le elezioni europee sia parte dei diritti dei cittadini europei. E per queste importanti elezioni riteniamo debba essere preservato, al di là delle relazioni tra UK e UE e tra i singoli paesi. Da federalisti europei sogniamo addirittura un’estensione di questo diritto al di là dei confini della UE. Ma in questo momento riteniamo fondamentale lottare per i diritti conquistati dall’essere cittadini europei”.