Una demolizione e una ricostruzione che faranno storia, quelle del ponte Morandi crollato il 14 agosto scorso, falciando 43 vite.
Costi da capogiro e un ritmo impensabile per un cantiere di un’opera pubblica italiana che mediamente, se supera i 100 milioni di euro, richiede una lavorazione di oltre 14 anni. Per buttare giù il viadotto Polcevera – questo il vero nome dell’opera edificata negli anni ’60 – ci vorranno 19 milioni di euro. La ricostruzione costerà 202 milioni di euro. Si tratta di costi fissi non rinegoziabili.
Ad aggiudicarsi l’incarico sono stati Salini Impregilo Fincantieri Italfer che hanno avuto la meglio sulle altre proproste con un ventaglio di idee e costi: dai 150,7 milioni calcolati da Autostrade, sul banco degli imputati (e il governo ha da subito detto di volerla escludere dalla ricostruzione), ai 4 progetti della Cimolai di cui 3 firmati da Santiago Calatrava, uno dei quali era stato inizialmente prescelto dai ‘saggi’ chiamati in causa dal sindaco di Genova (e Commissario straordinario): il Cristoforo Colombo, per un costo previsto di 241 milioni comprese demolizione, smaltimento, messa in sicurezza e ricostruzione. (NB: in un articolo in onda negli scorsi giorni avevamo menzionato un costo di 400 milioni, cifra erroneamente estrapolata dal citato articolo de La Repubblica. Purtroppo l’errore capita, e ce ne scusiamo)
Alla fine però il ponte nuovo porterà la firma dell’altra archistar, Renzo Piano, che ha donato il progetto alla sua città natale e sarà senior supervisor dei lavori senza ottenere compensi. La tempistica è da record: la demolizione si concluderà entro luglio 2019. La costruzione del nuovo ponte terminerà nel gennaio 2020. Dopo 3 mesi di collaudo il viadotto dovrebbe riaprire, ad aprile dello stesso anno. La tabella di marcia così serrata se non rispettata prevede severe sanzioni.
Si tratta di costi comunque superiori alla media, secondo un’analisi del quotidiano la Repubblica che ha evidenziato come il prezzo al metro quadro dei viadotti mediamente sia di 3 mila euro. Quello di Genova costerà 6100 euro al metro quadro. Va però detto che nel caso di Genova influiscono tempistica e costi di demolizione e smaltimento accresciuti dalla posizione, in territorio urbano, e dall’orografia circostante.
Il crollo del ponte ha inizialmente bloccato la decennale grande crescita del porto di Genova. Il più importante d’Italia: tuttavia gli interventi di emergenza hanno limitato i danni assicurando una sostanziale stabilità in termini di tonnellate complessive con una leggera flessione dello 0.5% per la movimentazione dei container.