Quella del dialogo e della collaborazione è l’unica via d’uscita dalla crisi libica. E’ quanto emerso dai colloqui di questo mercoledì a Roma, tra l’inviato speciale dell’Onu Ghassam Salamè, il premier italiano Giuseppe Conte e il ministro degli Esteri Enzo Moavero. E per quest’ultimo, Bruxelles ha un ruolo fondamentale nel processo di pace. “Ho scritto alla Commissione europea per chiedere in maniera esplicita che si tenga pronta all’azione europea, nel caso in cui si dovessero verificare dei flussi significativi di profughi dalla Libia verso l’Europa”, ha dichiarato in conferenza stampa il titolare della Farnesina.
“Non tutti i migranti vogliono lasciare la Libia”
“Prima di tutto, i numeri non sono cambiati radicalmente”, spiega Salamè. “In Libia ci sono circa 700mila migranti. Non tutti vogliono attraversare il Mediterraneo. Direi piuttosto che solo una piccola parte di loro lo vuole”. Il rapprensentante del Segretario Generale dell’Onu ha poi aggiunto che si augura che “i contatti ristabiliti tra le due fazioni possano dare frutto prima del Ramadan (5 maggio, ndr.)”.
E proprio con i migranti se la sono presa le forze del generale Haftar, dopo aver subito una controffensiva da parte delle milizie del premier libico, che le avevano respinte, per oltre 60 km a sud-ovest di Tripoli. Gli uomini di Haftar hanno aperto fuoco in un centro di detenzione alla periferia della capitale, uccidendo almeno 2 migranti e ferendone altri 20. E mentre Fayez al-Sarraj accusa direttamente la Francia di sostenere il maresciallo della Cirenaica, le Nazioni Uniti rivedono il bilancio delle vittime di queste ultime settimane di guerra: 272 morti, oltre 1.200 feriti e più di 35.000 sfollati.