La primavera è una delle stagioni più belle dell’anno: il caldo e il piacere di svolgere attività all’aria aperta fanno risvegliare il nostro corpo dal torpore invernale. A questa rinascita generale, tuttavia, si accompagna una nota dolente: l’arrivo delle allergie stagionali.
L’arrivo della bella stagione e delle conseguenti allergie ai pollini ci coglie spesso di sorpresa: l’innalzamento improvviso delle temperature porta con sé la naturale diffusione degli allergeni primaverili, ovvero i pollini che scatenano le reazioni allergiche.
Il soggetto allergico, entrando in contatto con questi elementi, risponde ad essi con disturbi più o meno evidenti che comprendono lacrimazione, arrossamenti degli occhi, irritazione delle vie respiratorie, tosse e raffreddore. Poiché il fattore scatenante, ovvero il polline, è purtroppo ineliminabile, i soggetti allergici devono combattere i disagi derivanti dalla patologia come possono: diminuendo i contatti con i fattori che scatenano le reazioni (evitando quindi di frequentare i parchi in fiore) e assumendo i cosiddetti antistaminici, la cui peculiarità è quella di bloccare la reazione allergica conferendo un passeggero sollievo alla persona colpita.
Ma che cos’è l’allergia? si tratta dell’incapacità dell’organismo di reagire in maniera corretta a determinate sostanze, sulle quali il corpo umano agisce come se fosse in presenza di un agente estraneo e da combattere. Le reazioni allergiche, inoltre, non sono sempre uguali: possono variare nell’intensità e nell’agente scatenante. In particolare le allergie stagionali interessano sostanzialmente l’apparato respiratorio, poiché causate da allergeni di inalazione (pollini, acari, forfore e derivati di animali). Negli stadi più allarmanti, l’allergia ai pollini può arrivare a scatenare delle vere e proprie crisi d’asma, durante le quali il soggetto ha difficoltà respiratoria e oppressione toracica.
Quello dell’allergia è un problema che, negli ultimi anni, è stato caratterizzato da un’incidenza sempre più maggiore: un recente studio afferma che il problema risiede nell’ormai sempre più diffuso inquinamento. Stando ai risultati di una ricerca dell’Università di Monaco, a causa delle sempre maggiori quantità di CO2 nell’aria, le piante arrivano a produrre molti più pollini e soprattutto sostanze allergiche rispetto al passato. Un fenomeno che, paradossalmente, si verifica maggiormente nei centri urbani dove, nonostante la minor presenza di alberi e piante, la concentrazione di inquinamento è più alta.
Si stima che solo in Italia si stima che le persone che soffrono di allergia stagionale siano circa una su cinque, ovvero il 25% della popolazione totale del nostro paese. Cosa fare quindi, per ovviare il problema? L’atteggiamento più saggio, dicono gli esperti, è quello di sottoporsi alle cosiddette visite allergologiche nel periodo precedente all’avvento della stagione pollinica. In questo senso, se soggetti allergici, è possibile sapere precisamente quale polline rappresenta per noi, l’allergene principale e munirsi di una terapia ad hoc capace di tamponare il problema nel periodo della fioritura.