L’appoggio dei partiti indipendentisti potrebbe essere necessario, sebbene non indispensabile, al socialista Pedro Sanchez per consolidare la maggioranza uscita dalle urne. In Catalogna quelli con cui parlare sono loro: gli uomini e le donne di Oriol Junqueras, il leader di Esquerra Republicana, in carcere dal 2017 dopo l’autoproclamazione dell’ indipendenza della regione.
Dal palco Gabriel Rufián, candidato di ERC, indica la strada da seguire: “Noi non ci accontentiamo, la sinistra repubblicana non è nata per accontentarsi e oggi, questo, è solo l’inizio di un ciclo, la prima di molte vittorie”.
Per celebrare il risultato dirompente delle urne, i sostenitori del partito in piazza hanno ricevuto l’incoraggiamento del leader del partito in carcere Oriol Junqueras, dell’ex consigliere per gli Affari Esteri della Generalitat Raül Romeva i Rueda, anche lui sotto custodia cautelare in carcere in attesa del processo e di Marta Rovira, ex portavoce del gruppo parlamentare di ERC in Catalogna, fuggita in Svizzera prima che le autorità spagnole le comunicassero il rinvio a giudizio per il reato di ribellione e decissero la misura cautelare in carcere anche nei suoi confronti.
15 seggi in Parlamento, un risultato che sugella anche il ribaltamento degli equilibri di forza all’interno del fronte catalano con il partito di Junqueras che si afferma come prima forza indipendentista superando il partito dell’ex presidente della Generalitat Carles Puigdemont.
L’inviato di Euronews a Barcellona, Francisco Fuentes spiega come “il risultato di Esquerra Repubblicana in Catalogna puo’ essere letto in diversi modi. Quello che è certo è che per la prima volta nella storia una forza indipendentista ha vinto le elezioni generali in Catalogna. Un messaggio molto chiaro al governo spagnolo che dovrà presto occuparsi di trovare una soluzione al problema catalano.