Dal cuore di ghiaccio delle comete allacomplessità minerale degli asteroidi (non senza i preziosi indizi forniti dai meteoriti caduti sul nostro Pianeta): ecco da dove provengono le informazioni per spiegare l’origine della vita sulla Terra.
Indizi dal Sistema solare
I “mattoncini” che compongono la vita per come la conosciamo s’individuano con sempre più nitidezza e precisione nel cosmo. Zuccheri, amminoacidi, frammenti precursori dell’RNA, molecole anticipatrici di complessi metabolici sono stati individuati diffusamente intorno a noi: sulla cometa Wild 2, sulla cometa 7P/Churyumov-Gerasimenko studiata dalla missione Rosetta dell’Agenzia spaziale europea, sulla superficie di Cerere, sul cratere marziano Gale, su numerosi asteroidi e, spingendo la vista più in là oltre il Sistema solare, nelle nubi circostanti stelle o ammassi di stelle in formazione.
Ma perché guardare così lontano dovrebbe spiegare com’è nata la vita sulla Terra? A quest’interrogativo risponde l’astrobiologia, una disciplina nata negli anni ’70 che associa le conoscenze della chimica e della biologia agli sviluppi dell’osservazione astronomica e dell’astrofisica. Gli astrobiologi oggi cercano segni di vita nel nostro sistema solare e intorno ad altre stelle.
“Andare a cercare nello spazio le caratteristiche delle molecole organiche – spiega John Brucato, astrobiologo e ricercatore per l’Osservatorio astrofisico di Arcetri, Firenze – è importante se vogliamo capire qual è stata la nostra origine. Quando nasce un sistema planetario, queste molecole sono già presenti e raccolte nella formazione di pianeti, asteroidi e comete. Sui pianeti queste composizioni possono modificarsi per via dell’attività vulcanica e geologica, mentre su asteroidi e comete questo non avviene: ecco perché studiare questi corpi permette di sondare le condizioni iniziali del nostro sistema solare”.
Mattoncini della vita a spasso nello spazio
La Terra non è sempre stata quel pianeta blu che in tutti i modi noi oggi stiamo cercando di distruggere: c’è stato un tempo in cui la sua superficie era completamente arida e di acqua non c’era traccia.
“Dopo circa 500 milioni di anni dalla formazione del Sistema solare – prosegue Brucato – un forte bombardamento di meteoriti che ha colpito la Terra ha portato acqua e materia organica. Non è stata condotta direttamente la vita sulla Terra ma si sono verificate qui le condizioni per un suo sviluppo. Possiamo, in virtù di ciò, tranquillamente affermare che l’acqua che beviamo ogni giorno è di origine extraterrestre”.
L’acqua allo stato liquido è l’unico solvente di cui oggi siamo a conoscenza per ipotizzare le condizioni di formazione della vita ed è uno degli indicatori per definire se un corpo celeste si trovi o meno nella Fascia di abitabilità, ossia che orbiti “alla giusta distanza” dalla sua stessa per permettere lo sviluppo della vita.
Per questo gli scienziati la stanno cercando un po’ dappertutto e anche per questo l’interesse verso l’esplorazione marziana è alta: si pensa che su Marte vi fosse un oceano profondo la cui acqua è andata persa per oltre l’80%, l’acqua conservata ai poli e nel sottosuolo ci porta a pensare che qui si possa trovare qualche forma di vita.
“Gli ‘alieni’ che ci si aspetta di trovare nello spazio non hanno molto a che vedere con quanto la fantascienza ci ha abituato a immaginare – commenta l’astrobiologo -. Verosimilmente, questi extraterrestri potrebbero avere le sembianze di microrganismi come i tardigradi, in grado di vivere in condizioni proibitive per l’uomo, o come gli stomaliti che vivono nelle rocce. La vita che si cerca, dunque, è di tipo batterico. Diversi esperimenti sulla Stazione spaziale internazionale con alcuni microrganismi hanno dimostrato che la vita è forte e resistente”
Oltre che su Marte, zone del nostro sistema planetario in cui sono presenti gli elementi indispensabili alla vita sono Encelado, la luna di Saturno su cui la sonda Cassini ha osservato la presenza di un oceano sotterraneo ed Europa, la luna di Giove su cui è stata confermata la presenza di un’attività di geyser e meccanismi termali.
Esplorazione spaziale, perché è così importante?
Fallimenti e successi nell’esplorazione spaziale si accompagnano puntualmente a una coda di discussioni sull’utilità di riservare ingenti finanziamenti al settore aerospaziale. Le direttrici che guidano la scoperta del cielo intorno a noi sono diverse, come chiarisce Fabrizio Capaccioni, direttore dell’Istituto di Astrofisica e Planetologia spaziali INAF di Roma.
“L’esplorazione del Sistema solare per mezzo di missioni umane e di sonde ha rappresentato negli ultimi 60 anni una delle grandi avventure della storia dell’umanità – premette Capaccioni -. Molti dei risultati scientifici di queste missioni hanno richiesto sviluppi tecnologici che hanno nel tempo trovato utili applicazioni nel contesto di vita quotidiano. Un paio di esempi: i sensori ottici delle camere utilizzate nella maggior parte dei nostri smartphone sono derivati da sensori utilizzati in ambito spaziale e le coperte termiche utilizzate nelle situazioni d’emergenza sono la soluzione all’esigenza di avere un materiale isolante resistente e leggerissimo”.
Anche la valutazione dei costi delle missioni può essere, dunque, riletta. “La missione Rosetta (lancio di una sonda, atterraggio e studio di una cometa) dell’Agenzia spaziale europea è costata un miliardo e mezzo di euro distribuiti su 20 anni – precisa l’astrofisico -, ossia circa 3,50 euro per ciascun cittadino europeo, 20 centesimi all’anno pro capite. Un costo pari al 10% di quanto speso per le Olimpiadi invernali di Russia del 2014.
Con che aspettative, allora, dobbiamo avvicinarci al lavoro di chi progetta e realizza missioni oltre il pianeta Terra?
“Per rispondere a domande importanti sul ruolo dell’Uomo nell’universo: cercare di capire l’origine degli altri pianeti, nessun sistema solare è stato osservato simile al nostro. Il nostro Sistema solare è un unicum? Individuare altri pianeti in orbita attorno ad altre stelle è importante per conoscere l’origine della vita. Ancora, come funziona un pianeta e, in un certo modo, come funziona il nostro pianeta? La nostra conoscenza è ancora molto limitata ma è necessario conoscere i nostri vicini anche in un’ottica di colonizzazione degli altri pianeti e utilizzo delle risorse in situ per la sussistenza”. Le domande sono ancora molte, come anche la nostra curiosità.