Europee: al Sud, Caio Giulio Cesare Mussolini sfida la cugina Alessandra

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Un Mussolini di troppo, ed è bagarre. Alessandra ha raccolto egregiamente l’eredità dei Mussolini portando con disinvoltura e orgoglio il nome del nonno.

Perché non darsi alla politica, si sarà detto il nipotino di Benito, Caio Giulio Cesare, che ha deciso di correre per Fratelli d’Italia il 26 maggio alle Europee .

A accoglierlo, fuori dal ristorante dove ha incontrato i sostenitori, un gruppo di antifascisti. Caio Mussolini non fa caso a questo rassemblamento e guarda oltre, su Facebook dove è in diretta stream posta una frase di rito “la sinistra vive nel passato e le proposte che fa sono lontane dai bisogni della gente”.

A ascoltare Caio Mussolini una cinquantina di persone, alcuni fanno outing: “Sono una nostalgica e per me è un onore essere qui”. Per altri invece il cognome Mussolini è un cognome come un altro: Caio è consapevole di indossare un cognome di quelli che pesano, non è un nostalgico lui, precisa, ma il brand Mussolini è qualcosa che ancora tira. “Devo farmi conoscre in breve tempo e ho bisogno di voti. Il cognome mi aiuta”.

Caio Mussolini è candidato nella circoscrizione Sud per Fratelli d’Italia, la cugina Alessandra Mussolini per Forza Italia. Solo uno dei due Mussolini verrà eletto.

A 51 anni, con un passato da ufficiale di marina e manager, perché ha deciso di entrare in politica proprio ora e candidarsi alle elezioni europee?

Credo che questo fosse il momento giusto. Non sono un politico, ho avuto esperienze in Marina, nel Medio Oriente e in Sud America come manager per una delle compagnie che operano nella difesa più grandi d’Italia. Grazie a queste esperienze, e alle relazioni che ho sviluppato nel mondo, per esempio negli Emirati Arabi Uniti, credo ora sia venuto il momento giusto per dare il mio contributo al mio Paese. Ho servito l’Italia in passato e la voglio servire anche ora, al Parlamento europeo.

Perché ha deciso di candidarsi nella circoscrizione Sud, dove è forte il Movimento 5 Stelle?

Innanzitutto per guadagnare parte di quei voti, dando ai cittadini l’opportunità di votare qualcuno che ha un’idea chiara di cosa fare in Europa. Ho trascorso quasi 8 anni al sud, a Taranto e a Brindisi, ho molti amici e contatti qui al sud, quindi ho pensato fosse la giusta circoscrizione in cui correre. Penso mi possano appoggiare e che possiamo ottenere un buon risultato.

Cosa pensa che manchi in Europa oggi, e quale contributo può dare lei?

Ci sono tante cose che mancano in questa Europa. Il problema non è il che l’Europa odi l’Italia, ma che manca una classe (politica) con competenze e qualità per sostenere gli interessi dell’Italia in Europa. Pensiamo ci sia bisogno di più Italia in Europa, e che dobbiamo lavorare molto per convincere l’Europa che per le specifiche dell’Italia, le regole e le leggi [europee] non sono di beneficio per l’Italia. L’interesse degli italiani è da considerarsi prioritario. Questo non vuol dire che vogliamo combattere contro l’Europa, bensì che – come fanno tutte le altre nazioni – prima di tutto cercheremo di fare l’interesse del proprio Paese in Europa, quindi quello dell’Europa stessa. Dobbiamo ottenere vantaggi dall’interno.

Cosa intende fare a livello di relazioni con Bruxelles, nel suo programma?

Credo che dobbiamo lavorare tutti insieme per costruire un’Europa diversa. Dobbiamo sostenerla, non è in discussione: è il risultato di migliaia di anni di cultura, scambi, il risultato delle nostre radici religiose. Tenendo in considerazione la globalizzazione, la modernizzazione i rapidi cambiamenti mondiali, l’Europa ha bisogno di essere più forte. Tuttavia, dobbiamo ritornare a considerare le origini della Ue, tornare a parlare di problemi sociali e non più di problemi finanziari. In molti si sentono lontani dall’Europa governata dalle banche, dalla finanza e dai burocrati e quindi le persone hanno poca fiducia e si affidano ai populismi. Noi vogliamo lavorare dentro le istituzioni europee per avere un’Europa diversa, più vicina agli Stati e che rispetti le peculiarità di ciascuno. Ci sono Paesi che si comportano in maniera individualistica come la Francia, che fa quello che vuole in Libia; anni fa la bombardò senza il mandato delle Nazioni Unite. Non si può essere europei a convenienza, ma sempre.

Dice che è necessario che gli elettori la giudichino dal CV, non dal suo cognome. Ma ha anche detto che le persone continuano ad amare il brand Mussolini.

E’ vero, ho un cognome molto importante, parte della storia italiana. In passato ho avuto anche problemi, ma non si sceglie il proprio nome e cognome. Sfortunatamente, dopo 70 anni ancora non abbiamo risolto alcune questioni, siamo ancora divisi, ma è compito degli storici fare ricerca e trovare nei libri, nelle fonti elementi per giudicare quel periodo in maniera oggettiva. Penso che i periodi complessi come i 20 anni di fascismo non possano essere giudicati in termini di “bene vs male”, “bianco vs nero”. Non bisogna giudicarle il fascismo solo come un periodo “sbagliato”. Ma lascio agli storici il giudizio, io voglio concentrarmi sul futuro dell’Italia, per risolverne i problemi. Ne abbiamo molti, uno dei più gravi è la fuga di cervelli, la mancanza di infrastrutture nel Sud, la corruzione e l’inefficienza dei servizi. Vorrei concentrarmi su questi temi piuttosto che sul periodo fascista o sul mio cognome. Sono una persona moderna, nata in un periodo diverso. Vorrei che in futuro ci sia un modo di vedere comune su quel momento storico, così che possiamo finalmente concentrarci sul futuro dell’Italia. Non possiamo buttare le nostre energie per concentrarci sul passato, dobbiamo concentrarci sul futuro.

Quando parlo di brand, intendo che ci sono tanti altri Mussolini, siamo una famiglia numerosa. Il cognome genera curiosità, certo. Qui corro in sei regioni per un solo seggio al Parlamento europeo: è necessario che le persone mi conoscano, anche sfruttando il mio cognome, ma non solo: mi piacerebbe parlare delle mie idee, di programmi. Molti mi prestano attenzione per il cognome, ma poi realizzano che sono una persona di buona educazione, che sa parlare di temi complessi, che ha esperienza internazionale: è qualcosa che apprezzo.

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