Il problema più serio è la trasmissione non crittografata del flusso video su entrambe le connessioni, ovvero tra la videocamera e il cloud e tra il cloud e l’app lato client, che fornisce terreno fertile per attacchi man-in-the-middle (MitM) e consente agli intrusi di spiare i flussi video delle vittime.
Un altro problema importante riscontrato in questa videocamera è nascosto nel plug-in “myDlink services”, che gestisce il traffico dei dati e la riproduzione del video dal vivo nel browser del client, ma è anche incaricato di inoltrare le richieste per i flussi di dati video e audio attraverso un protocollo di tunneling.
La vulnerabilità del plug-in è particolarmente insidiosa per la sicurezza della videocamera, poiché permette ai criminali informatici di sostituire il firmware legittimo con la propria versione corrotta o contenente una back-door.
Sfruttando questo tunnel è possibile accedere all’intero sistema operativo, quindi qualsiasi applicazione o utente sul computer della vittima può semplicemente accedere all’interfaccia web della telecamera tramite una semplice richiesta (solo durante lo streaming video live) a hxxp: //127.0.0.1: RANDOM_PORT /. Non è necessaria alcuna autorizzazione poiché le richieste HTTP al server Web della telecamera vengono automaticamente elevate al livello di amministrazione quando si accede da un IP localhost (l’host locale dell’app per la visualizzazione viene instradato verso il localhost della videocamera).
ESET ha segnalato tutte le vulnerabilità rilevate al produttore e alcune di queste – principalmente nel plug-in myDlink – sono state risolte mentre persistono problemi con la trasmissione non crittografata.
Il dispositivo D-Link DCS-2132L è ancora disponibile sul mercato. Gli attuali proprietari del dispositivo sono invitati a verificare che la porta 80 non sia esposta a Internet e riconsiderare l’uso dell’accesso remoto, se la telecamera viene impiegata per il controllo di aree altamente sensibili della propria abitazione o della propria azienda.