In un periodo in cui la scena trap sta prendendo il sopravvento anche in Italia, la vera musica rap sembra essere finita nell’ombra, ma per nostra fortuna c’è ancora qualcuno in grado di fare questo mestiere, in modo da non permettere a questa nobile arte di svanire completamente. Stiamo parlando del rapper napoletano Clementino, che è tornato sulla scena con il suo nuovo album “Tarantelle”, dove troviamo anche dei featuring di rilievo con Fabri Fibra, Gemitaiz, Caparezza e Nayt.
Abbiamo intervistato Clementino durante l’instore andato in scena presso la Feltrinelli di Messina, cogliendo l’occasione di farci raccontare qualche aneddoto legato al nuovo album dell’artista e anche qualche accenno di una strepitosa carriera musicale.
Come deve rapportarsi un rapper affermato come te in una scena in cui tanti giovani oggi hanno la strada più spianata e stanno proponendo un genere che si differenzia sempre di più rispetto al passato? “La musica cambia costantemente, ma credo che chi sente di poter proporre ancora del materiale dove c’è qualità non deve esitare nel farlo. La buona musica riesce a mio avviso a superare le mode del momento e soprattutto ti permette di distinguerti e raccontare ancora chi sei”.
Abbiamo visto diverse collaborazioni importanti tra cui spicca ancora una volta Fabri Fibra. Squadra che vince non si cambia… “Con Fabrizio abbiamo un grande rapporto e soprattutto ci divertiamo moltissimo a collaborare insieme. Abbiamo fatto una serie di brani di successo in passato e anche il pezzo del nuovo album a mio avviso merita e ci sta regalando grandi soddisfazioni”
Nel tuo album emergono due personalità, la prima è quella più aggressiva con rime e metriche taglienti, mentre la seconda è più sentimentale. Si tratta di una raccolta musicale dove non hai lasciato nulla al caso… “I miei brani raccontano chi sono e credo che ognuno di noi abbia un lato buono e uno cattivo. quello che faccio io è cercare di tirare fuori il meglio da entrambi, cercando di proporre musica di qualità a prescindere dal genere che tratto in un pezzo. A mio avviso questa deve essere una regola fondamentale per un artista”.
Che cambiamenti prevedi nel rap italiano in prospettiva futura? Pensi che ci sarà ancora spazio per artisti come te, Fabri Fibra, Gue Pequeno ecc. oppure credi che ci saranno più artisti simili a Sfera Ebbasta o Capo Plaza, che invece essendo di una nuova generazione propongono un tipo di musica diverso? “Nella prima traccia del mio album esordisco dicendo di essere uno degli ultimi superstiti di una grande generazione e questa allusione si riferisce proprio al tipo di discorso che mi stai proponendo tu. Io non so dirti come si evolverà il rap italiano nei prossimi anni, ma quello che mi sento di dire è che fino a quando ci sarà qualcuno che riesca a far capire la differenza tra la quantità e qualità ci può essere ancora la speranza che questo genere non si estingua definitivamente. Quando parlo di quantità mi riferisco al gran numero di personaggi che stanno emergendo adesso, che non hanno nulla a che vedere con il rap. Quando parlo di qualità parlo dei nomi a cui hai fatto riferimento tu in precedenza, che sono chiaramente delle pietre miliari in questo contesto. Al contrario di quello che si può sentire dire in giro io credo che le vecchie guardie oggi devono farsi valere ancora e conquistarsi nuovamente il loro spazio, solo così il rap italiano può continuare a sopravvivere senza permettere che qualcuno faccia confusione”.