Londra alla disperata ricerca di un accordo commerciale con Washington

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Donald Trump aspettava questo momento dall’inizio del suo mandato, quando Theresa May, la sua prima ospite alla Casa Bianca, aveva ricambiato l’invito, non senza sollevare polemiche in patria. Già stato in visita ufficiale ma non di Stato a Londra, l’estate scorsa, Trump riceverà stavolta tutti gli onori del protocollo applicati solo a due presidenti prima di lui George W. Bush e Barack Obama.

Un momento delicatissimo per il Regno Unito, in piena crisi da mancata Brexit, che deve assolutamente strappare un nuovo accordo commerciale con gli alleati d’oltre oceano. Ma i rapporti con l’inquilino della Casa Bianca hanno registrato diversi alti e bassi negli ultimi tempi e non è comunque detto che la strategia di sostituzione dell’Unione Europea con gli Stati Uniti nelle relazioni commerciali di Londra sia la carta vincente.

Una visita che sarà seguta da piu’ parti con enorme interesse, visto che è la prima volta da decenni che una trattativa commerciale viene gestita da un singolo PAese invece che dall’Unione Europea. Secondo alcuni analisti, il regno Unito sbaglierebbe ad aspettarsi un trattamento di favore da Washington

“Lo abbiamo visto nei negoziati con la Corea sulla revisione dell’accordo commerciale – spiega il professor Michael Plouffe dell’Università Ucldi Londra – il Regno Unito non dovrebbe aspettarsi un atteggiamento troppo conciliante da parte di Washington”.

Ad accogliere il presidente americano, l’ultima volta, centinaia di migliaia di manifestanti: lo costrinsero a spostarsi in elicottero e a restare fuori dal centro della capitale. Anche quest’anno non mancheranno le proteste anche se l’affluenza non sarà quella del’anno scorso.

“Un accordo commerciale con Donald Trump significherebbe una corsa al ribasso sui diritti ambientali, sull’economia, sull’occupazione – denuncia il giornalista e attivista anti-Trump Owen Jones – significherebbe aprire il nostro sistema sanitario alle multinazionali statunitensi”.

Tra i Repubblicani d’oltreoceano, invece, si attende il Presidente con fiducia sulle sue intenzioni spiega Sarah Elliott di Repubblicans Overseas: “Penso che le dimensioni delle proteste dell’anno scorso abbiano sorpreso gli americani, non stiamo parlando di un dittatore comunista, stiamo parlando di un uomo eletto democraticamente e del migliore alleato del Regno Unito. Quindi spero che in occasione di questa visita, nella quale si commemora il 75 ° anniversario dello sbarco in NOrmandia e quella guerra che ha forgiato la nostra speciale relazione, la gente rifletta meglio se scendere in piazza o no”.

Chissà se il tocco regale e il protocollo di Buckingham Palace serviranno davvero a cementare una nuova alleanza post Brexit tra Londra e Washington.

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