Un complotto teso a incarcerare e togliere di mezzo l’ex presidente brasiliano Lula Da Silva. Al quale avrebbe partecipato nientemeno che Sergio Moro, attuale ministro della Giustizia del Brasile e titolare dell’inchiesta che due anni fa portò in carcere l’ex presidente.
An enormous trove of secret documents reveals that Brazil’s most powerful prosecutors, who have spent years insisting they are apolitical, instead plotted to prevent the Workers’ Party from winning the 2018 presidential election. https://t.co/IhgUHMfdoj
— The Intercept (@theintercept) 10 giugno 2019
È quanto rivela il portale di giornalismo investigativo The intercept, che ha diffuso documenti ed sms che proverebbero la stretta collaborazione intercorsa – in violazione del codice etico e penale – tra i Pm che sostennero l’accusa e l’allora giudice Moro, il quale per la sua fama di castiga-corrotti l’anno scorso è stato scelto dal neo presidente Jair Bolsonarocome ministro della giustizia.
Circostanze che, se confermate, andrebbero a corroborare la linea difensiva di Lula e dei suoi legali, che hanno sempre accusato di uso politico della giustizia i magistrati dell’inchiesta Lava Jato.Superfavorito nei sondaggi elettorali, all’epoca dell’arresto, Lula fu condannato per aver intascato tangenti per oltre un milione di dollari dalla compagnia petrolifera Petrobras.
Secondo Valeska Zanin Martins, una dei legali che assistono Lula, i messaggi scambiati fra Moro e il coordinatore della task force della Lava Jato a Curitiba, Deltan Dallagnol, dimostrerebbero l’esistenza di “un legame fra giudice e pm che è del tutto illegale“. “Non abbiamo ancora esaminato quali saranno le iniziative che porteremo avanti – ha detto all’Ansa l’avvocatessa – ma non vi è dubbio che tutto questo è causa sufficiente perché l’ex presidente sia liberato”.