Due petroliere in fiamme al largo dell’Oman, Giappone e Iran sospettano un “attacco”

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A un mese dal sabotaggio di quattro petroliere nei pressi dello Stretto di Hormuz, la situazione si ripete. Questo giovedì due petroliere, una battente bandiera delle Isole Marshall e l’altra di Panama, sono state attaccate al largo dell’Oman, andando in fiamme. Al momento non è chiara la dinamica dell’incidente, anche se si parla di almeno un’esplosione causata da un siluro. “Secondo il rapporto preliminare, la nostra petroliera, che dallo Stretto di Hormuz era diretta in Asia, è stata colpita da una granata”, ha spiegato Yutaka Katada, presidente di una delle due compagnie, la Kokuka Sangyo. “In seguito, un’altra nave ha subito lo stesso attacco. La nostra petroliera tre ore dopo è stata nuovamente attaccata. Era troppo pericoloso rimanere a bordo, quindi il nostro equipaggio ha abbandonato la nave, usando una scialuppa di salvataggio”.

La Front Altair trasportava 75mila tonnellate di nafta quando, accusa, è stata colpita “da un siluro intorno a mezzogiorno ora di Taiwan”. Lo ha riferito a Reuters Wu I-Fang, della compagnia di raffinamento petrolifero statale CPC Corp di Taiwan. Secondo IRNA, l’agenzia di stampa iraniana, la Front Altair è affondata mentre un portavoce del cargo smentisce la notizia.

Anche il ministro dell’industria giapponese, Hiroshige Seko, sostiene la tesi dell’attacco. Uno dei due carghi sarebbe stato diretto verso il Giappone. Proprio in queste ore il premier Shinzo Abe è in visita in Iran.

Anche l’altra petroliera, la Kokuka Courageous, è stata danneggiata nell’incidente, secondo quanto indica un portavoce della compagnia che gestisce la nave, la BSM Ship Management di Singapore. In una dichiarazione, i proprietari della Kokuka hanno reso noto che è in corso “una risposta di emergenza su larga scala a seguito di un incidente a bordo del nostro vettore in transito nel Golfo dell’Oman”.

Quest’ultimo aggiunge che 21 membri dell’equipaggio e il capitano hanno abbandonato la nave dopo l’incidente, rapidamente salvati da una scialuppa di salvataggio dalla Coastal Ace, una nave vicina. Lo scafo di dritta risulta danneggiato.

Secondo fonti citate da IRNA, le squadre iraniane di ricerca e salvataggio hanno portato in salvo i 44 marinai dalle due petroliere danneggiate e li hanno condotti al porto iraniano di Jask. Le navi si trovavano a circa 70 miglia nautiche da Al Fujairah e a circa 14 miglia nautiche dall’Iran.

La risposta internazionale e iraniana

Un portavoce del National Media Council degli Emirati Arabi Uniti ha detto a Euronews di non ritenere che l’incidente sia avvenuto nelle acque degli Emirati Arabi Uniti. Dal lato iraniano, il portavoce del ministero degli Esteri ha twittato la sua preoccupazione per il “sospetto incidente” proprio in coincidenza con la visita di Abe in Iran. Si aggiunge che il Paese “appoggia la cooperazione e il dialogo nella regione”. Lo stesso Ministro degli Esteri Zarif ha rincarato la dose, in inglese: “sospetto non descrive minimamente cosa possa essere successo stamattina”.

Le forze navali degli Stati Uniti stanno assistendo le petroliere nel Golfo dell’Oman dopo aver ricevuto due distinte richieste di soccorso.

“Siamo a conoscenza del sospetto attacco alle petroliere nel Golfo dell’Oman. Le forze navali statunitensi nella regione hanno ricevuto due distinte chiamate di soccorso alle 6:12 ora locale e una seconda alle 7:00”, ha riferito Joshua Frey della Quinta Flotta.

I prezzi del petrolio immediatamente schizzati

Il prezzo del petrolio è salito del 4 per cento dopo l’incidente, che non fa altro che aumentare le tensioni nel Golfo – aggravate dalla lunga contesa diplomatica tra Iran e Stati Uniti. L’area interessata si trova vicino allo Stretto di Hormuz, un’importante via strategica attraverso la quale passa un quinto del petrolio prodotto in Medio Oriente.

Non è la prima volta

Il mese scorso quattro petroliere sono state danneggiate nella stessa zona dopo aver urtato oggetti in acqua. Secondo gli Emirati Arabi Uniti, alleato con l’Arabia Saudita contro l’Iran, l’incidente sarebbe stato il risultato di un’azione sofisticata e coordinata da parte di un attore statale.

In queste ore, il leader iraniano Khamenei – impegnato con il premier nipponico Shinzo Abe – si è nuovamente scagliato contro il Presidente Trump, scrivendo su Twitter che “i nostri precetti religiosi sono contrari alle armi nucleari. Anche se volessimo produrle, gli Stati Uniti non potrebbero fare nulla per impedirlo”.

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