Ora è ufficiale. L’Agenzia per il cambiamento climatico del programma europeo Copernicus ha appena pubblicato i dati delle temperature del mese di giugno 2019 e le statistiche confermano ciò che molti di noi avevano già intuito, dopo averlo patito sulla propria pelle: si è trattato del giugno più caldo in Europa da quando esistono misurazioni. Le temperature sono state di circa 2ºC superiori al normale.
Il responsabile del servizio di monitoraggio dell’atmosfera di Copernicus, ha affermato: “Si Possono fare delle cose per quanto riguarda le fonti delle emissioni nell’atmosfera. Infatti in un certo numero di città europee esistono limitazioni al traffico, è una misura necessaria. Se si tagliano le emissioni di ozono il problema non viene risolto ma quanto meno alleviato. Cio’ che assciura un buon risultato nel breve termine è ridurre il trafficio quotidiano”.
Nella settimana che ha coinciso con la grande ondata di caldo è stata la Francia ad aver sofferto di più, con temperature tra i sei e i dieci gradi sopra la media dello stesso periodo dell’anno. Anche Svizzera, Spagna settentrionale, Italia, Austria e la Repubblica Ceca hanno boccheggiato.
Da Copernicus spiegano che, sebbene l’ondata di calore non sia stata prolungata come quella del 2018, quella del 2019 è stata particolarmente intensa.
Il precedente record per il mese di giugno era stato stabilito nel 1999. Anche a livello globale la temperatura registrata è stata la più calda di sempre per un mese di giugno, anche se “solamente” di un +0,1°C in più rispetto al 2016.
Se analizziamo le temperature medie di giugno dal 1880 ad oggi, la differenza è ancora maggiore: il mese scorso è stato di oltre 3°C più caldo rispetto alla media europea. A livello globale la differenza è stata di un grado in più.
“Anche se è difficile attribuire direttamente questa ondata di calore al cambiamento climatico, si prevede che questi eventi meteorologici estremi diventino sempre più comuni man mano che il pianeta continua a riscaldarsi a causa delle crescenti concentrazioni di gas serra”, si legge nella dichiarazione del Programma Europeo di osservazione terrestre.
Copernicus ha registrato tutto con il satellite sentinel 3 che fa parte del programma che l’Unione Europea gestisce insieme all’Agenzia spaziale europea (Esa).