Accordo tra Malta e Italia per i 55 migranti (13 sono stati fatti sbarcare per motivi di salute) a bordo del veliero “Alex“, dell’ONG Mediterranea, che resta però al momento in attesa al largo di Lampedusa.
La Valletta accetta di ricevere quei migranti, e ne invierà altrettanti in Italia. Il veliero ha però fatto sapere di non essere in grado di viaggiare fino a Malta.
In acque internazionali
Sono stati soccorsI in acque internazionali, a circa 34 miglia dalla costa libica.
Comunicazioni “politiche” difficili
Nel comunicato diffuso dalla ONG “Sea-Eye”, che gestice la “Alan Kurdi”, i tentativi di comunicazione con le autorità libiche sono falliti.
Sono stati informati i centri di controllo di salvataggio di Tripoli, Roma, La Valletta e Brema.
Il gommone non voleva fermarsi
In un primo tempo, il gommone ha cercato di sfuggire all'”Alan Kurdi”. Apparentemente, temeva che fosse una nave della Guardia costiera libica. Poi, appurato che si trattava di una nave di salvataggio, ha accettato i soccorsi.
Tre medici dell’ONG hanno curato i 65 migranti, tra cui una donna.
Solo piccole ferite per alcuni di loro.
Il gommone è stato fornito con carburante sufficiente. Tuttavia, a bordo non c’era né un telefono abilitato al GPS, né altri ausili di navigazione e di soccorso.
Uno dei migranti a bordo ha riferito di aver iniziato il viaggio in mare giovedì pomeriggio.
Secondo il report dei soccorritori, il gommone era stato in mare per più di 12 ore.
“Sono stati fortunati”
“Le persone a bordo di questo gommone sono state incredibilmente fortunate: la possibilità di essere rintracciati con il binocolo nelle ore del mattino era davvero minima: senza un telefono abilitato al GPS senza conoscenze nautiche di base, questi giovani probabilmente non avrebbero raggiunto un luogo sicuro e il gommone sarebbe scomparso in mare”, ha detto Gorden Isler, capo della missione a bordo dell'”Alan Kurdi”.
Al telefono da Bonn, quartier generale di Sea-Eye, la portavoce Carlotta Weibl spiega la situazione attuale:
“Beh, in questo momento c’è ovviamente stress, ma queste persone sono a bordo e ci prendiamo cura di loro, non c’è un’emergenza medica, quindi è tutto sotto controllo. Per il resto, il capitano è in contatto con le autorità libiche, si tratta di decidere dove dobbiamo andare. Ci hanno proposto il porto libico di Zawiya, abbiamo risposto che non andremo lì perché non possiamo garantire la sicurezza di queste persone, quindi ora aspettiamo che indichino un’altra destinazione”.