Rivelando i nuovi missili balistici a capacità nucleare che possono raggiungere gli Usa in un’ora Pechino ha mostrato i muscoli, in occasione delle celebrazioni per i 70 anni della rivoluzione. È un segnale dell’aggressività in aumento, o si tratta di una scelta di comunicazione? Ne abbiamo parlato con Alessia Amighini, esperta di questioni geopolitiche per l’ISPI.
“Oggi è un giorno molto importante per la storia della Repubblica popolare cinese. Devono dimostrare alla Cina e al resto del mondo che la Cina è unita e che le manifestazioni dei dissidenti possono essere gestite agilmente. Certamente le questioni interne che a Hong Kong hanno messo in discussione anzitempo, cioe con una trentina d’anni d’anticipo, il sistema che ha funzionato molto bene negli ultimi vent’anni – “Un paese due sistemi” appunto, della Cina continentale e di Hong Kong come hub finanziario – è un grande problema per Pechino che a questo punto come segno di debolezza ha mostrato una muscolarità che forse non ci aspettavamo.
Hong Kong è una provincia della Repubblica popolare cinese. Noi spesso lo dimentichiamo, anche in modo un po complice, ma Hong Kong è Cina, è soltanto speciale dal punto di vista ammistrativo. ha un Governatore, una sorta di amministratore delegato che risponde in parte al governo cinese, ma cosi è stato firmato nell’accordo bilaterale tra Londra e Pechino nel 1997 (e fino al 2047 così sarà), quindi in un certo senso non c’àè nulla da risolvere sulla questione di Hong Kong.
Il tema interno delle proteste – sincere, genuine e innocue anche – degli studenti e dei professori è stato accompagnato da gruppi molto piu organizzati e strutturati, che hanno un supporto importante da parte degli organismi non-governativi finanziati dagli Stati Uniti (e questo è stato ammesso, non è un segreto). Che sia successo nel 2019 mostra quanto al vertice tra Usa e Cina si stia arrivando ai ferri corti, ma piu dal punto di vista della dimostrazione di potenza e di forza, sulla capacita di condizionare l’avversario, potremmo dire.