Una giornata di guerriglia urbana a Culiacàn, città nello stato Messicano di Sinaloa, messa a ferro e fuoco da bande di narcos determinate a riprendersi a ogni costo Ovidio Guzman Lopez, figlio ed erede del noto narcotrafficante El Chapo.
Lopez era stato individuato durante un controllo di routine: dal suo nascondiglio erano partiti colpi d’arma da fuoco ma gli uomini della Guardia nazionale erano riusciti a neutralizzare i guardaspalle del boss, mettendolo in arresto dopo aver fatto irruzione. A quel punto però i militari si sono ritrovati assediati mentre in città si scatenava l’inferno: mentre l’abitazione veniva circondata da un piccolo esercito di criminali, gruppi armati prendevano a scorrazzare per la città sparando alla cieca su civili e polizia, finché i militari non hanno potuto far altro che liberare il loro capo.
“Durante l’operazione abbiamo identificato Lopez – ha spiegato il segretario alla Sicurezza Alfonso Durazo – ma diversi gruppi criminali hanno circondato la casa con una forza soverchiante. Nel frattempo, altri gruppi criminali hanno compiuto azioni violente contro i cittadini in diverse parti della città, generando una situazione di panico”.
Dopo la condanna del padre, che sconta l’ergastolo negli Stati Uniti, Lopez è divenuto uno dei reggenti del potente Cartello di Sinaloa: non è ancora chiaro il bilancio di questa giornata di guerriglia, ma le autorità non escludono che alcuni civili possano aver perso la vita