La protesta algerina non si fida del voto per le elezioni presidenziali fissato per il prossimo 12 dicembre. A 65 anni dallo scoppio della guerra che portò all’indipendenza dalla Francia, migliaia di persone chiedono l’allontanamento dei funzionari vicini all’ex Presidente Abdelaziz Bouteflika.
I manifestanti, che da 37 settimane protestano contro l’élite al potere in Algeria, respingono le elezioni del prossimo 12 dicembre e continuano a chiedere ampie riforme. Tra i candidati vi sono leader di partiti politici, ex premier, economisti, indipendenti e anche un ex conduttore televisivo.
Iman è una studentessa universitaria di 23 anni, partecipa attivamente alle proteste, ma non andrà a votare: “Non posso votare in queste elezioni perché prima di tutto alcuni candidati sono membri della banda di Bouteflika e questo tradisce la protesta. In secondo luogo, non credo che queste elezioni saranno eque e trasparenti”.
Ai problemi politici, si aggiungono quelli economici. Secondo quanto reso noto dall’Ufficio Nazionale di Statistica, la crescita globale del PIL dell’Algeria ha raggiunto lo 0,3% nel secondo trimestre del 2019, in netta diminuzione rispetto all’1,4% dello stesso periodo del 2018. Il settore degli idrocarburi, in particolare, si è caratterizzato da un calo dell’8,3%.