Fortezza Europa: oggi abbiamo muri lunghi 6 volte quello di Berlino

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Tre decenni sono passati dalla caduta del muro di Berlino e ogni mattone picconato dagli abitanti di quella che è oggi la capitale tedesca sembra essere stato eretto di nuovo, per rafforzare la lunga fila di recinzioni che oggi dividono alcuni stati dell’Europa. Dal 1989 infatti i paesi del vecchio continente hanno costruito circa mille chilometri di barriere e recinzioni, che equivalgono a sei nuovi “muri di Berlino”.¨

La denuncia arriva da un rapporto del Transnational Institute (TNI), in cui viene specificato che la maggior parte dei muri è stata costruita negli ultimi anni, a partire dal 2015, quando la guerra civile siriana e la crisi dei migranti erano al loro apice.

“Questa volta l’Europa è divisa non tanto dall’ideologia quanto dalla paura nei confronti dei rifugiati e dei migranti, alcune delle persone più vulnerabili in questo mondo”, osserva il rapporto.

Le barriere costruite negli ultimi anni attraversano tutto il continente, come quelle che dividono:

• Le città di Ceuta e Melilla, enclaves spagnole, dal Marocco;

• La Turchia dalla Grecia e dalla Bulgaria;

• La Grecia dalla Macedonia del Nord;

• L’Ungheria dalla Serbia e dalla Croazia;

• La Russia dalla Lettonia, dalla Norvegia, dall’Estonia e dalla Lituania;

• Calais, in Francia, dal suo porto dove i migranti cercano di imbarcarsi alla volta dell’Inghilterra.

Una spesa di quasi 18 miliardi di euro

“I muri di terra e le recinzioni ai confini europei sono gli aspetti più visibili della ‘fortezza’ che è diventata l’Europa” sottolinea il report del TNI. Non mancando di ricordare che queste barriere si estendono fino al mare – dove operazioni navali di pattugliamento del Mediterraneo sorvegliano confini lunghi 4.750 chilometri – e non sono per forza costruite in cemento: è il caso degli agenti di frontiera e delle strumentazioni tecnologiche che cercano di impedire ad alcune persone di entrare all’interno dell’Europa.

L’istituto di ricerca stima che nel 2018 il mercato globale per la sicurezza delle frontiere ammontava a circa 17,5 miliardi di euro e prevede una crescita annua dell’8% nei prossimi anni.

Nel frattempo, secondo il report i paesi dell’Unione avrebbero speso tra i 900 milioni e un miliardo di euro per innalzare muri e recinzioni dopo la guerra fredda. A questa spesa si aggiungono i soldi spesi dal Fondo per le frontiere esterne (1,7 miliardi di euro tra il 2007 e il 2013) e dal Fondo per la sicurezza interna (2,76 miliardi di euro tra il 2014 e il 2020).

La Commissione europea ha inoltre previsto di stanziare 9,3 miliardi di euro per il periodo 2021-2027 nell’ambito di un nuovo Fondo integrato di gestione delle frontiere.

A beneficiarne tra i primi, in Europa, sono state società come Thales, Leonardo e Airbus, che producono attrezzature utilizzate per il pattugliamento delle frontiere terrestri e marittime, compresi elicotteri, ma anche sensori e radar.

Anche l’impresa spagnola European Security Fencing è stata identificata come un attore chiave. Produce filo da rasoio e in particolare un filo noto come “concertinas” che viene utilizzato intorno a Ceuta e Melilla, Calais, così come lungo i confini tra Ungheria-Serbia, Bulgaria-Turchia e Austria-Slovenia.

Per il TNI, “Tutto indica un ulteriore potenziamento e rafforzamento delle mura della Fortezza Europa”. Questo a sua volta porterà i rifugiati e i migranti “ad assumersi maggiori rischi per attraversare le frontiere, incontrare la violenza, e finire a vivere “illegalmente in circostanze disastrose o in detenzione, in attesa di essere espulsi verso i paesi di origine, non sicuri, da cui sono scappati”.

Lungi dal risolvere il problema delle migrazioni, investire più soldi potrebbe invece soltanto aggravare la situazione, denuncia il report.

Muri antichi quanto l’uomo

Nel frattempo, Istvan Viragvolgyi, curatore della mostra “Walls of Power”, che documenta le barriere costruite dall’uomo in Europa, commentando con Euronews l’esposizione si è soffermato sul significato di questi “muri della segregazione”. Tra le foto più significative della mostra, una racconta la barriera costruita in Slovacchia con i fondi di alcuni abitanti che volevano essere separati da un insediamento rom.

Viragvolgyi ha spiegato:”Non è un muro completo. I rom percorrono il tratto recintato per qualche centinaio di metri e poi girano intorno alla recinzione. Così in pratica gli abitanti che volevano essere separati dai rom hanno solo deviato il traffico”.

“Nella storia dell’umanità, tutte le mura costruite sono state demolite”, ha sottolineato il curatore della mostra. “In alcuni casi c’è voluto più tempo, in altri di meno, ma alla fine sono state tutte abbattute. Spesso abbiamo la falsa sensazione di avere già affrontato il problema delle barriere umane e di averlo superato”, ha concluso. Mentre il “muro di Berlino”, come sembra indicare il report di TNI, è ancora con noi, e sei volte più lungo, anche se ha cambiato paese.

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