La Berlino di ieri e di oggi: com’è cambiata dopo la caduta del Muro e che cosa resta

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Trent’anni fa la caduta del muro di Berlino. Scopriamo com’è cambiata la città e come si sentono oggi i tedeschi, e se la distinzione fra est e ovest è ancora presente.

Berlino ieri e oggi nelle foto di Gottfried Schenk

Trent’anni fa Berlino era divisa dal famigerato muro, oggi è una vibrante capitale europea unificata. Poche città hanno vissuto una storia così turbolenta, poche città sono cambiate così rapidamente.

Gottfried Schenk, un fotografo austriaco che vive a Berlino dagli anni Settanta, nel suo libro Changing Berlin, Photographic Equivalents 1977 until nowtestimonia le trasformazioni della città attraverso foto dello stesso luogo scattate in momenti diversi. “Per un fotografo Berlino è naturalmente un Eldorado – dice -, un terreno inesauribile per la fotografia creativa. È perfetta per foto scattate in momenti diversi, perché è una città in continua mutazione“.

La Berlino odierna è anche una destinazione turistica, e una delle domande più frequenti dei visitatori di tutto il mondo è: “Dov’è il muro?” Schenk ricorda ancora molto bene la graduale scomparsa della struttura dal paesaggio: “Quando guardo alcune di queste foto – commenta – provo gratitudine e felicità. Per esempio, le immagini del muro a pezzi, la torre di guardia rovesciata. Dico sempre che è bellissimo. Ho vissuto il periodo in cui c’era questo muro, e ora non c’è più, e siamo liberi”.

L’ex cancelliere Willy Brandt, parlando della riunificazione della Germania, pronunciò una frase entrata nella storia: “Cresce insieme ciò che si appartiene”. Berlino è diventata una città sola, e nell’architettura le differenze fra est e ovest si sono attenuate e in qualche caso sono addirittura scomparse. Schenk spiega in che modo: “Subito dopo la caduta del Muro la parte est era ancora autentica. E, va detto, è stato così per tutti gli anni Novanta. Poi è arrivata la ricostruzione a Berlino est. Prima c’erano facciate grigie e fatiscenti, poi le case sono state rinnovate. Ma nell’intimo delle persone questo processo non è ancora completato“.

I figli della riunificazione

I cosiddetti figli della riunificazione, nati intorno al 1989, non l’hanno conosciuta, eppure la loro vita è segnata dall’eredità lasciata dalla Germania dell’est. “Credo che nei giovani ci sia ancora l’opposizione est/ovest, il cosiddetto ‘muro mentale'”, conferma il giornalista Johannes Nichelmann, lui stesso figlio della riunificazione. Nel suo libro Die DDR, unsere Eltern und das große Schweigen (La DDR, i nostri genitori e il grande silenzio) scrive di essere cresciuto ricevendo immagini contrastanti dell’ex Germania dell’est. Nelle storie raccontate da genitori e nonni, la vita di quell’epoca assume tinte rosee, dice: “Da un lato sono stati 40 anni di vacanze sul Baltico, c’era sempre il sole e tutto era bello. Dall’altro lato c’è la narrazione mediatica, 40 anni di Stasi, carcere, filo spinato, e tutto era brutto. Ma ci dev’essere una via di mezzo fra le vacanze sul Baltico e la Stasi. Ne parliamo troppo poco in famiglia, in società e nei media”.

Rompere il silenzio all’interno delle famiglie per capire meglio il passato. Per quanto riguarda il futuro, Nichelmann è convinto che sarebbe utile smettere di parlare in continuazione di est e ovest: “Dobbiamo considerare i problemi come pan-tedeschi – afferma -, che sia il radicalismo di destra o la globalizzazione, i cambiamenti strutturali o l’immigrazione. Riguardano tutta la Germania ma troppo spesso vengono confinati a quest’esotica Germania dell’est”.

La strada è ancora lunga, ma il processo è in corso, e le divisioni si stanno riducendo col succedersi delle generazioni, pensa il giornalista: “La mia sfera di cristallo dice che con la prossima generazione saranno scomparse. Ho un nipote di tre anni, spero davvero che quando sarà grande queste distinzioni non ci saranno più”.

 

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