“La precarietà uccide, la solidarietà fa vivere” e “Condizioni di vita dignitose per tutti gli studenti”: sono alcuni degli slogan con cui gli studenti francesi hanno manifestato nei giorni scorsi, in ben 40 città, contro il sistema scolastico che non concederebbe borse di studio sufficienti. A Parigi alcuni studenti sono anche entrati nel cortile esterno del ministero dell’Instruzione provando a forzare i cancelli.
La protesta si è sparsa a macchia d’olio dopo che uno studente di 22 anni si è dato fuoco davanti all’università di Lione II; ustionato nel 90% del corpo, ora rischia la vita. Dopo questo gesto estremo in Francia si è tornato a parlare di “precarietà studentesca”: prima del tentato suicidio, in un messaggio su Facebook lo studente francese ha infatti raccontato di aver perso la borsa di studio dopo essere andato fuori corso.
“450 euro al mese sono sufficienti per vivere?” ha scritto il ragazzo, e poi: “Accuso Macron, Hollande, Sarkozy e l’Unione europea di avermi ucciso, rendendo precario il futuro di ognuno di noi”. Nel messaggio lo studente ha incitato i suoi compagni a “continuare la lotta” invocando, tra l’altro, un salario per gli studenti e uno universale.
Il sindacato Solidaires étudant e.s., di cui faceva parte lo studente, ha parlato di un gesto “fortemente politico”: all’AFP la presidente dell’associazione degli studenti di Parigi ha commentato: “Siamo in tanti a sentirci precari per colpa di borse che non sono accessibili a tutti quelli che ne hanno bisogno”.
Ma di cosa si discute esattamente in Francia quando si parla di “precarietà studentesca”?
Il contesto europeo
Un po’ di numeri aiutano meglio a inquadrare il fenomeno, dove il nemico principale degli studenti non sono tanto le tasse universitarie, ma il costo della vita da affrontare quando ancora non si ha un lavoro.
Anche guardando al numero di borse messe a disposizione dalle università pubbliche, lo stato francese non si posiziona male: nel 2017-2018 lo stesso rapporto calcola che il 25-50% degli studenti francesi ha ricevuto un qualche sostegno economico agli studi. Sopra questa percentuale ci sono solo Danimarca e Svezia, che raggiungono con le loro borse il 75-50% degli studenti, mentre l’Italia si ferma a un 10-24.9%.
A detta del Ministero dell’insegnamento francese, 712mila studenti (il 37%) ha avuto accesso a una borsa di studio, per necessità economica, nel periodo 2018-2019. Parliamo di borse che vanno dai 1.009 euro all’anno (il 31,8 % dei casi) fino a 5.551 € (riservate in questo caso a un 6,7 %).
Ma le rivendicazioni degli studenti francesi di questi giorni parlano di borse insufficienti a coprire il costo della vita, sempre più alto anche per gli studenti.
Il 20% degli studenti francesi è al di sotto della soglia di povertà
La FAGE, la federazione delle associazioni studentesche di Francia, calcola per ogni nuovo anno accademico quanto dovranno sborsare gli universitari per permettersi gli studi, sommando le spese di istruzione (come le tasse universitarie) con quelle di soggiorno. Recentemente ha denunciato che il costo della vita universitaria nell’ultimo anno è aumentato dell’1,96% rispetto al 2018. Se fare la spesa costa sempre di più, i redditi degli studenti non si alzano altrettanto rapidamente, denuncia il rapporto.
Un esempio? Secondo la FAGE l’affitto medio, che rappresenta il 69% del budget mensile di uno studente, è passato nell’ultimo anno da 458 euro al mese a 471 euro. A questo si aggiungono le spese di tutti i giorni.
Nel 2017 in Francia si contavano, secondo Le monde, 17 “alimentari solidali”, il primo aperto proprio a Lione: punti di riferimento per gli studenti che hanno difficoltà a fare la spesa, dove secondo la FAGE nel 2017 sono transitati più di 5mila studenti. Un dato che non sorprende, se uno studio del governo francese, nel 2015, stabiliva che il 20% degli studenti francesi si trova al di sotto della soglia di povertà.
Lavorare per studiare
Studiare, inoltre, spesso sembra non bastare: secondo l’OVE, observatoire de la vie étudiante, uno studente francese su due ha lavorato nel 2016 per cercare di arrivare a fine mese; per la metà di questi, il lavoro non è correlato ai propri studi ed è “essenziale per vivere”.
Lavori spesso precari: un rapporto dell’Institut Montaigne pubblicato nell’aprile del 2019 mostra come, su un campione di 800 riders, il 57 % di questi siano studenti, spiegando come gli universitari siano tra i più soggetti ad accettare lavori precari.
Gli impatti sulla salute
A rischio non sarebbe poi soltanto la carriera universitaria, ma anche la salute: secondo un sondaggio di I-Share, osservatorio sulla salute degli studenti francesi, pubblicato a settembre 2018 e condotto tra 14.722 studenti, un universitario su cinque avrebbe avuto pensieri suicidi.
Mentre un sondaggio di OVE, sempre nel 2016, denuncia come un terzo degli studenti intervistati affermi di aver smesso di andare da un medico. A costringerlo a farlo, secondo quanto dichiarato, sarebbe proprio la mancanza di soldi.