Migliaia di medici, personale infermieristico, dipendenti amministrativi degli enti ospedalieri pubblici hanno manifestato questo giovedì in tutta la Francia, per chiedere un aumento salariale, la riapertura dei posti letto chiusi e assunzioni di personale. E la loro voce sembrerebbe essere stata ascoltata. Il presidente Emmanuel Macron ha infatti annunciato che “decisioni importanti” verranno presentate mercoledì dall’esecutivo, in risposta alla collera del personale ospedaliero.
Condizioni di lavoro che fanno male anche al paziente
In attesa di queste “decisioni importanti”, i dimostranti esprimono la propria preoccupazione e frustrazione rispetto alle condizioni lavorative. “Una persona deve fare il lavoro di due o tre e questo è inaccettabile. Siamo umani, non siamo robot!”, dichiara un dipendente.
Condizioni dettate dai tagli, come spiega un infermiere: “Ci sono parecchi tagli nel bilancio, che comportano poi tagli di posti di lavoro. E il taglio di posti negli ospedali mina non solo le condizioni di lavoro, ma anche la qualità dell’assistenza al paziente”.
4172 posti letto soppressi
Secondo il Ministero della Salute, nel 2018 sono stati tagliati 4172 posti letto ospedalieri. Inoltre, il debito degli ospedali è triplicato in dieci anni, arrivando a toccare i 30 miliardi di euro. Secondo la Corte dei conti, centinaia di ospedali hanno un debito eccessivo: si tratta di un ospedale su tre. “Ci sono pazienti che aspettano anche 72 ore, su barelle al pronto soccorso”, dice un’infermiera. “Perché non abbiamo più medici, paramedici e i posti letto sono chiusi”.
Una protesta nata otto mesi fa
L’appello per una grande manifestazione, lanciato un mese fa dal nuovo collettivo Inter-Hôpitaux, contro la “morte programmata dell’ospedale pubblico“, è stato accolto in tutto il Paese.
Il movimento di protesta dei dipendenti degli ospedali pubblici francesi non è però una novità di questi giorni. Otto mesi fa furono i servizi di emergenza a dare il via allo sciopero. Attualmente, quasi 300 servizi di emergenza in tutto l’esagono sono in sciopero parziale.