Venezia è ferita ma non si ferma. E non si fermano i veneziani impegnati a cercare di capire quando verranno risolte le criticità che sembrano invece paralizzare la città lagunare: a partire dal problema della struttura Mose attesa per il 2016 e la cui realizzazione continua a slittare.
Il progetto faraonico – pensato per proteggere Venezia e dal nome quasi profetico – è il grande buco, il grande incompiuto. Costato cinque miliardi, ormai è considerato una presenza-ombra quasi mitologica. E tra scandali legati alla corruzione e problemi tecnici che paralizzano il suo procedere, nella città che non si ferma, lui in realtà è l’unico immobile insieme alle paratoie: il cuore del sistema che, adagiate in fondo al mare, dovrebbero sollevarsi per bloccare la marea e poi svuotarsi.
Ma non è tutto: i ritmi accelerati hanno invaso Venezia al passo delle grandi navi e le grandi petroliere che via via tagliano pezzi di laguna, costretta ad adattarsi oramai alle necessità delle stesse città galleggianti e le isolette come Pellerica – dove si è anche calcolata una vittima della marea – che funzionavano da barriera sono di fatto scomparse.
A non fermarsi sono anche i turisti a frotte e in massa, una presenza ormai percepita come una invasione dagli abitanti che influisce anche sulle trasformazioni del patrimonio residenziale a uso turistico sempre più prevalente.
Oggi il Consiglio dei Ministri sarà convocato per dichiarare lo stato di emergenza chiesto a gran voce dal primo cittadino lagunare Brugnaro e dal presidente della regione veneta Zaia. In conferenza stampa Conte ha fatto sapere che sarà indetto una sorta di comitatone per “definire il perimetro di quelle decisioni finali che andremo a prendere”. Ha poi aggiunto che stimano la realizzazione una volta per tutte nel 2021.
“Mentre queste ondate di acqua alta – dice il giornalista Claudio Lavanga – non sono così gravi come quella che martedì ha provocato morte e devastazione, i veneziani affermano che tutto ciò comporta l’arrivo di un nemico invisibile, perché anche quando l’acqua si ritira lascia dietro di sé il sale marino, che lentamente erode strutture molto fragili e vecchie, infrastrutture ed architettura di Venezia.
La tempesta perfetta, come è stata definita, ha ovviamente sollevato ancora una volta domande sul sistema molto complicato e costoso di paratie mobili, la cui costruzione è iniziata appena fuori nella laguna dal 2003.