Scoppia la protesta anche in Iran. Da venerdì sera il popolo iraniano è sceso in strada in tutto il Paese, per protestare contro l’aumento dei prezzi e il razionamento della benzina. Manifestazioni si sono svolte nella capitale Teheran e in altre città, incluse le turistiche Isfahan e Shiraz. A Sirjan, nella provincia centrale di Kerman, negli scontri in serata con le forze dell’ordine, una persona è rimasta uccisa e altre ferite. Al momento non sono chiare le dinamiche dell’accaduto. Nella stessa città, una stazione di servizio è stata incendiata dai dimostranti.
Annuncio a sorpresa del governo
Le proteste sono scoppiate dopo l’annuncio a sorpresa da parte dell’esecutivo di un drastico aumento dei prezzi della benzina e del razionamento, nonostante il Paese mediorentiale sia uno dei maggiori esportatori di petrolio. La riforma è stata presentata come una misura i cui ricavi andranno a favore delle famiglie in difficoltà (circa il 75% della popolazione), ma ha creato scompiglio, in particolare sui social network, a pochi mesi delle elezioni parlamentari, previste per febbraio.
In cosa consiste la riforma che vuole evitare il contrabbando
Ma in cosa consiste la misura, che secondo fonti governative è stata presa per impedire agli abitanti dei Paesi limitrofi di rifonirsi in Iran? Ogni automobile potrà avere fino a 60 litri di benzina al mese e ogni litro di carburante costerà 15.000 riyal al litro (circa 11 centesimi di euro), il 50% in più, quindi, di quanto valeva nei giorni precedenti.
Il presidente iraniano Hassan Rouhani aveva già provato ad aumentare i prezzi della benzina lo scorso dicembre, ma la misura era stata bloccata in Parlamento. L’economia iraniana, che sta pesantemente pagando gli effetti delle sanzioni statunitensi, secondo le previsioni del Fondo Monetario Internazionale (FMI), dovrebbe subire una contrazione del 9% quest’anno.
Intanto, l’Iraq ha deciso di chiudere – su richiesta di Teheran – la frontiera meridionale con l’Iran.