Russia, perché negli ultimi vent’anni l’estrema destra ha ucciso quattro volte più che in Europa

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Se globalmente, per il quarto anno consecutivo, si riducono i morti provocati dal terrorismo, in Europa occidentale, in Oceania e Nord America il numero di attacchi motivati da ideologie di estrema destra è cresciuto del 320% dal 2014. Lo rivela l’annuale Global Terrorism Index dell’Institute for Economics and Peace.

Non considerando gli episodi che hanno provocato vittime nel 2019, come l’attentato di Halle, in Germania, nel 2018 il numero di attacchi mortali legati ad estremisti di destra in Europa occidentale si è livellato con quello russo, dove il problema è storicamente ben più grave.

Forse non tutti sanno che nella terra di Putin, negli ultimi 20 anni, ci sono stati 486 attacchi mortali legati al mondo del nazionalismo e dell’estremismo di destra: più del quadruplo di quelli occorsi parte ovest del nostro continente (109) e negli Stati Uniti (113).

Nel periodo 2000-2017, in Russia il tasso di violenza per milione di abitanti è stato sette volte maggiore che dalle nostre parti. Perfino più di Germania (x4) e Svezia (x2), gli stati in Europa che hanno conosciuto più attacchi violenti mortali ad opera di fanatici di estrema destra.

Questi numeri emergono non tanto dal Global Terrorism Index quanto da una ricerca di Jacob Aasland Ravndal e Johannes Due Enstad, del Centro di Ricerca sull’Estremismo dell’Università di Oslo. I due studiosi hanno preso in considerazione i soli attacchi che hanno provocato vittime per ovviare al problema delle diverse categorizzazioni transnazionali e alla mancanza di dati circa ferimenti o crimini d’odio non letali.

Perchè in Russia l’estremismo di destra ha ucciso più che in Europa?

Come si spiega questa scia di sangue legata alla sub-cultura del nazionalismo etnico, razziale e culturale? Secondo Enstad, è dovuta ad una combinazione dei seguenti fattori:

  • Presenza di una sub-cultura di skinheads: il caos socio-economico generato dal collasso dell’Unione Sovietica negli anni ’90 e la transizione verso un’economia di mercato “ha creato terreno fertile per una cultura skinhead sotterranea, soprattutto nelle grandi città”, indica Enstad. “Un network lasso, fatto di piccole gang oppure amici che si radunano per andare a caccia di immigrati, filmare i loro attacchi con le prime telecamere dei cellulari e caricare i filmati su Internet per guadagnare più fama nella loro cerchia”.
  • Arrivo di migranti dall’Asia centrale e dal Caucaso: A causa del boom economico, con il nuovo millennio si è registrata una grande crescita dell’immigrazione. I nuovi lavoratori immigrati da aree più povere dell’ex Unione Sovietica si sono insediati soprattutto nelle grandi città come Mosca, San Pietroburgo e Ekaterinburg. “I gruppi skinheads, nazionalisti e razzisti hanno reagisto all’influsso di nuovi vicini non-slavi con violenza. In parallelo, è cresciuto il sentimento nazionalista e anti-migranti nella popolazione”, continua Enstad.
  • Stretta autoritaria di Putin: Questo sentimento non ha trovato sbocco parlamentare anche per via della stretta autoritaria contro i partiti di opposizione da parte di Putin. “I movimenti radicali nazionalisti sono rimasti senza rappresentanza politica; e così, tra i leader skinheads, si è fatta strada l’idea di uscire per le strade e fare lì la rivoluzione a colpi di coltello, proprio perché non c’erano politici che li stavano a sentire”, afferma lo studioso norvegese.
  • Un tipo di discorso pubblico più permissivo: in Russia, infine, dare voce a ideologie razziste non è stigmatizzato come in altri paesi occidentali: “I giovani possono farla franca senza lo stigma sociale che colpisce da noi chi si fa portavoce di idee intolleranti”, conclude Enstad.

Secondo il Centro di Ricerca sull’Estremismo norvegese, i più alti livelli di terrorismo trovano terreno fertile in quelle che gli studiosi chiamano in lingua inglese anocracies, ovvero forme intermedie di governo a cavallo tra la democrazia e la dittatura. Proprio perché, sia in democrazia che in uno stato autocratico, i livelli di violenza terroristica sono più bassi – anche se per opposte ragioni.

A partire dal 2009, però, la Russia di Putin ha avviato una decisa stretta poliziesca contro la violenza di estremisti e nazionalisti, anche perché nel mirino erano finiti anche avvocati, esponenti di primo piano della società civile e perfino membri delle forze dell’ordine.

“Le autorità russe hanno investito più nella lotta contro gli skinheads e li hanno messi in prigione in grandi numeri, non esistando a comminare ergastoli”.

Oggi, il ristretto campo all’estrema destra di Russia Unita (il partito di Putin) è abitato da due fazioni divise: i “putinisti”, in maggioranza, e i critici del presidente, accusato di benevolenza verso i migranti e di non rappresentare più la causa etno-nazionalista.

Il divario si è fatto ancor più ampio dal 2014 quando, dopo l’invasione della Crimea, i nazionalisti russi si sono ulteriormente divisi tra coloro che hanno appoggiato l’operazione militare e coloro che invece volevano esportare la rivoluzione ucraina Euromaidan anche a Mosca per rovesciare il governo di Putin. Sappiamo tutti com’è andata a finire.

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