Il Museo internazionale delle Marionette, che ha sede a Palermo in piazzetta Antonio Pasqualino 5, è stato istituito nel 1975 dall’Associazione per la conservazione delle tradizioni popolari. Fin dalla fondazione si è riferito costantemente ai criteri della museografia contemporanea per essere non tempio di un sapere per pochi, ma luogo di comunicazione per una diffusa fruizione. Alle tradizionali attività museografiche sono stati affiancati quindi spettacoli dal vivo, realizzando uno degli esempi più felici di ricerca museografica sul teatro.
La prima raccolta di marionette attorno alla quale si andò costituendo il Museo, fu una collezione di pupi siciliani. All’azione di per sé decisiva di raccolta e conservazione di oggetti che non sembravano avere più un pubblico e una vita sulla scena, si associava un’azione di stimolo e di graduale inserimento dei pupi in un confronto con un pubblico nuovo, diverso da quello in cui fino ad allora questa forma di teatro si era riconosciuta.
L’iniziativa fu vista in un primo momento come il vagheggiamento di un passato barbaro che la modernità aveva tutte le ragioni di spazzar via, oppure, come la difesa dall’oblio di un piccolo e prezioso fardello di ricordi. In seguito invece la città di Palermo rispose con grande interesse all’apertura del Museo e alla inaugurazione della prima Rassegna dell’opera dei pupi.
Sul consenso dato all’iniziativa e sul rinnovato rapporto dell’opera dei pupi con il pubblico si innescò una strategia di più vasto respiro: da un lato una campagna di acquisti che estesero le collezioni del Museo alle tradizioni extraeuropee, dall’altro la riproposta di spettacoli da tempo non più rappresentati.
Inoltre in comuni dove ancora esistevano teatri operanti nel modo tradizionale, si raccolsero centinaia di registrazioni di spettacoli e si realizzarono decine di interviste con pupari e spettatori abituali per documentare la percezione culturale e la funzione sociale di questa forma di spettacolo negli ambienti popolari.
Oggi è chiaro a tutti che le leggende e la prassi drammaturgica dell’opera dei pupi, basate sull’epopea cavalleresca medievale, trasformate e reinterpretate nel tempo attraverso un processo lungo e complesso, hanno contribuito in modo decisivo alla definizione di alcuni tratti essenziali dell’immaginario siciliano.
Anche se i personaggi hanno lo stesso nome e molti avvenimenti raccontati sono simili, la distanza fra il senso dei testi medievali e quello della tradizione popolare siciliana recente è grande. Nel passaggio da quelli a questa si determinarono trasformazioni ideologiche anche molto significative, per esempio, attraverso la rappresentazione delle gesta degli eroi medievali vengono ad assumere in Sicilia concretezza visiva valori ambigui quali l’ostilità contro lo stato e la condivisione di atteggiamenti costitutivi di quell’indefinito orizzonte simbolico, indicato come “mafiosità”. E’ necessario svelare i fantasmi per esorcizzarli. I
l Museo delle marionette esprime la volontà di salvaguardare una forma di teatro prezioso della nostra storia, ma vuole essere anche l’occasione per ripensare criticamente questa storia, per respingere il veleno del particolarismo locale, quel senso di insularità di cui Sciascia parlava come di un male oscuro. Il Museo attraverso la rappresentazione della leggenda di Carlo Magno e dei suoi paladini testimonia un ideale di unità europea e soprattutto vuole inserire l’opera dei pupi nell’ampio quadro internazionale del teatro di animazione, per ristabilire attraverso la comparazione tra somiglianze e differenze un legame di solidarietà fra tutte le culture umane.
E’ evidente la interdipendenza delle varie attività del Museo. La Rassegna dell’opera dei pupi è divenuta nel 1985 Festival di Morgana assumendo rilevanza internazionale. Il confronto con compagnie provenienti da altre tradizioni e scuole italiane e straniere ha ridato orgoglio e dignità professionale ai pupari siciliani e ha ridato nuova linfa alle loro attività. La cadenza annuale del Festival è stato anche l’occasione per acquisire oggetti nuovi e ha posto le basi per lo studio sistematico di tradizioni e pratiche teatrali extraeuropee.
Del rapporto con le maggiori istituzioni culturali nazionali e internazionali rimane traccia nel fitto lavoro di mostre e progetti teatrali legati alla tradizione siciliana realizzati a Aarhus…….
Il progetto teatrale del Museo si è anche rivolto alla produzione di spettacoli innovativi e, oltre a stimolare la produzione di una nuova drammaturgia da parte di scrittori e musicisti contemporanei (Calvino, Pennisi, Berio) ha affidato la creazione di scenografie e di marionette a pittori o artisti visivi (Guttuso, Kantor, Baj), acquisendo così materiali di grande interesse.
Al Museo è annessa la biblioteca “Giuseppe Leggio” che comprende circa tremila volumi su pupi e marionette e sulle tradizioni popolari. Particolarmente preziose sono le collezioni di copioni manoscritti dell’Ottocento e del pricipio del Novecento, e di dispense cavalleresche pubblicate tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo. Il Museo possiede anche un ricco archivio fotografico, una videoteca e una nastroteca con registrazioni di spettacoli di teatro di figura di diversi Paesi.
Particolare attenzione è rivolta all’attività didattica. Per le scolaresche sono previste visite guidate corredate da supporti video, mentre per gli operatori scolastici si organizzano corsi teorico-pratici sulle varie tecniche del teatro d’animazione. Su richiesta è anche possibile organizzare spettacoli di opera dei pupi.