Ragioni e conseguenze dell’intervento militare turco in Libia

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La Turchia è pronta ad inviare truppe in Libia contro il generale Haftar. Lo ha ribadito il presidente Recep Tayyip Erdogan, domenica, a commento dell’accordo stipulato dal governo di Ankara con quello di Fayez al-Sarraj (riconosciuto a livello internazionale).

“Proteggeremo i diritti della Libia e della Turchia nel Mediterraneo orientale”, le parole del leader turco alla televisione di stato. “Siamo più che pronti a dare tutto il sostegno necessario alla Libia”.

L’ultima mossa di Ankara arriva mentre la guerra libica entra in una fase cruciale, nel bel mezzo dell’offensiva sferrata da Khalifa Haftar, la sua “battaglia finale” per la conquista della capitale cominciata ad aprile.

Ma quali sono le ragioni dell’impegno miliare della Turchia in Libia e le possibili conseguenze sulla scena regionale e internazionale – in un momento di crescenti tensioni tra Ankara e i suoi alleati europei?

Qual è l’interesse della Turchia?

La Turchia sostiene che l’impegno militare nei confronti della Libia sia motivato principalmente da una questione di legalità.

Haftar “non è un leader legittimo….e rappresenta una struttura illegale”, ha affermato Erdogan dopo aver incontrato a Istanbul Fayez al-Sarraj, primo ministro del governo libico di accordo nazionale.

Ma l’interesse della Turchia in Libia non è certo una novità, indica a EuronewsBarah Mikail, direttore di Stractegia Consulting e professore associato all’Università Saint Louis di Madrid.

“Ankara ha cercato di sviluppare una politica di influenza dopo la caduta di Mohammar Gheddafi nel 2011”, aggiunge Mikail. “Ma con l’offensiva del comandante Khalifa Haftar contro Tripoli, nell’aprile 2019, i turchi stanno trovando nuovi modi per espandere la loro influenza politica e militare sul terreno”.

Secondo l’esperto, la Turchia ha l’interesse strategico di sviluppare una politica mediterranea che possa competere con quella europea.

C’è poi il calcolo puramente economico, con la Libia che offre “enormi prospettive” in termini di sviluppo infrastrutturale e in ottica ricostruzione. La Turchia ha anche l’ovvio interesse di vendere armi al cosiddetto Governo di Accordo Nazionale (GNA).

Non solo. “Ci potrebbe essere anche una componente ideologica, dato che il governo di Fayez Sarraj ha la reputazione di essere soggetto – anche se meno che in passato – all’influenza islamista, in un contesto in cui gli orientamenti e le credenze islamiste del presidente turco Erdogan sono tutt’altro che un segreto”, indica l’esperto, il quale dubita tuttavia che questa componente “prevalga sugli aspetti geopolitici”.

Quanto è probabile un intervento militare turco?

Secondo il testo dell’accordo militare inviato ai parlamentari turchi, Tripoli potrebbe richiedere veicoli, attrezzature e armi per l’esercito, per la marina e l’aviazione. Le due parti potrebbero anche scambiarsi informazioni di intelligence.

Come ha osservato Mikail, il presidente Erdogan finora ha sottolineato la disponibilità della Turchia a mettere a disposizione di al-Sarraj mezzi militari, piuttosto che parlare di invio di truppe sulla linea degli scontri.

Anche prima di questo accordo esisteva una forma di cooperazione militare tra Tripoli e Ankara.

La settimana scorsa, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha rilevato come la Turchia, insieme alla Giordania e agli Emirati Arabi Uniti, fosse tra i governi che violano l’embargo in Libia, contribuendo ad armare le parti in guerra.

“Ovviamente non possiamo escludere nulla, ma prenderei con le molle ciò che dicono i turchi sull’eventualità di inviare truppe in Libia”, ritiene l’analista.

“Secondo Ankara, il semplice fatto che Tripoli richieda ufficialmente un intervento, lo renderebbe di fatto possibile. Ma credo che Fayez Sarraj e il suo entourage dovranno tenere conto non solo della riluttanza delle diplomazie europee, ma dovranno anche calcolare i rischi di una simile eventualità, che sono considerevoli”, ha aggiunto Mikail.

Anche all’interno della Turchia non c’è un consenso unanime sull’invio di truppe in Libia.

Utku Cakirozer, parlamentare della principale forza di opposizione turca, il partito popolare repubblicano (CHP) e membro dell’assemblea parlamentare della NATO, ha detto a Reuters che “la Turchia non dovrebbe intraprendere una nuova avventura. Il governo dell’AKP dovrebbe immediatamente smettere di partecipare alla guerra in Libia”.

Che ricadute avrebbe sulla stabilità regionale?

L’ultima mossa di Ankara rischia di acuire le tensioni con le forze guidate da Khalifa Haftar, provenienti dalla Libia orientale, e di destabilizzare ulteriormente la regione.

“Un intervento turco in Libia non farebbe che aumentare l’attuale destabilizzazione e i rischi che altre truppe armate straniere possano imitare la mossa turca”, l’opinione di Mikail.

Suonano come una conferma le parole del presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi, pronunciate ad un forum a Sharm El-Sheikh, sul Mar Rosso: “Abbiamo la capacità di (intervenire in Libia) ma non l’abbiamo fatto”. al-Sisi ha espresso il suo sostegno agli “eserciti nazionali” in Libia, con apparente riferimento all’esercito nazionale libico dell’Haftar (LNA).

L’Egitto è uno dei rivali della Turchia e uno dei principali sostenitori del generale della Cirenaica. In passato, secondo gli esperti dell’Onu, l’Egitto ha compiuto attacchi aerei nel paese e non ha esitato a fornire sostegno materiale ad Haftar.

“L’inviato speciale delle Nazioni Unite in Libia continua a denunciare il fatto che l’interferenza straniera sia uno dei maggiori ostacoli alla soluzione della crisi libica, e ha ragione”, aggiunge Mikail.

Quale sarebbe l’impatto sulle relazioni UE-Turchia?

La promessa della Turchia di offrire sostegno militare alla Libia arriva in un momento di forti tensioni tra Ankara e i paesi UE su diversi fronti – non ultimo, l’intervento militare di Ankara contro i curdi in Siria.

Inoltre, Erdogan e Tripoli hanno firmato il loro accordo militare e di sicurezza in contemporanea con il memorandum sui confini marittimi, cosa che ha fatto arrabbiare la Grecia.

Atene ha espulso l’ambasciatore libico e ha avvertito che la Turchia che con le sue mosse non sta facendo altro che accrescere le tensioni geopolitiche. Il patto di fatto rivede i diritti di estrazione di petrolio e gas a danno delle prerogative dell’isola greca di Kastellorizo/Castellorosso.

“La Turchia deve scegliere se seguire la strada dell’autoisolamento, continuando a svolgere il ruolo di piantagrane nella regione, o comportarsi d’ora in poi come un buon vicino”, la posizione enunciata dal vice ministro degli esteri greco, Miltiadis Varvitsiotis.

La Grecia ha anche condannato le nuove esplorazioni in cerca di gas al largo della costa cipriota.

Mikail ritiene però pensa che la reazione tra UE e Turchia rimarrebbero intatte anche in caso di invio di truppe in Libia. “Se si concretizzasse, un intervento turco su larga scala in Libia scatenerebbe probabilmente una serie di critiche da parte dei paesi europei, ma la cosa avrebbe scarso impatto sulla Turchia. Gli europei hanno troppa paura delle reazioni e dell’influenza del presidente turco, soprattutto sulle questioni migratorie, per spingersi troppo in là con lui”.

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